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Riparte il dialogo al Nazareno dopo il “grande freddo” di Matteo Renzi. Landini: «Ci vuole coerenza tra quello che si dice e quello che si fa»

«Ma che volevi sostituire tuo fratello il commissario Montalbano?». E giù risate. Ci pensa Carmelo Barbagallo a rompere il ghiaccio con una battuta sapida, interrompendo Nicola Zingaretti mentre racconta la sua esperienza di commissario alla ricostruzione dopo il terremoto. E ci pensa Annamaria Furlan a dare il senso di questo ritorno al Nazareno, sede del Pd, dei segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil: «L’ultima volta che siamo stati qui era per la Buona Scuola. E non fu una bella giornata».

Ecco, è condensata in questa amara considerazione la svolta del neo segretario Dem. Che prova invece a riaprire un dialogo interrotto, incassando un’apertura di credito di Landini e compagni. Ma niente più, non una cambiale in bianco. Piuttosto un richiamo formale a rivedere le politiche sul lavoro, leggi jobs act. Perché l’esperienza recente ha lasciato ferite e bruciature.

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«Io voglio vedere tutti», esordisce Zingaretti, che infatti la prossima settimana si confronterà anche con Confindustria e Terzo settore. Chiarisce subito che questo è «solo un primo incontro» e che quando nominerà la sua segreteria, il sindacato potrà contare su «interlocutori più stabili per un dialogo più ravvicinato sui vari temi». Ma quando dice «è mia intenzione mettere al centro il lavoro», si drizzano le orecchie intorno a lui. Seduti al suo fianco, i nuovi big del partito: Andrea Martella, responsabile organizzazione; Enzo Amendola, con delega alle Europee, Marina Sereni, Enti locali e Paola De Micheli, coordinatrice di questo staff, ovvero vicesegretaria in pectore.

«Va bene tutto – gli risponde Landini – ma ci vuole coerenza tra quello che si dice e quello che si fa». Con gli ultimi due governi Renzi e Gentiloni – ricorda infatti Barbagallo – abbiamo deciso delle cose sulla previdenza e poi loro hanno fatto l’esatto contrario, o comunque cose diverse.

Ma il vero tema, citato dai sindacati e glissato da Zingaretti è stato il jobs act: se si vuole riconquistare un popolo perso che era quello che faceva riferimento al lavoro, va fatta una riflessione e serve un ripensamento sulle politiche del lavoro, come il jobs act. «Insomma, è lì il vulnus», per dirla con uno dei partecipanti alla riunione.

«Questo è un lavoro in itinere e ci sono degli step, vedremo», si limita a dire il segretario Pd. Con una chiosa importante che smonta la tesi di chi vede in questo incontro una ripresa del ruolo del sindacato come cinghia di trasmissione dei partiti di sinistra con i lavoratori. «Perché non sono più tempi in cui ci possa essere un filo diretto tra sindacato e partito, ognuno ha la sua autonomia e la cinghia di trasmissione non esiste più», dicono quelli della Cgil. E quindi ognuno valuta sulla base delle proposte politiche e per quello c’è richiesta di coerenza da parte dei sindacati. Che a sentire la bozza di programma presentata loro da Zingaretti storcono il naso di fronte al termine «capitale umano, che non è la parola giusta per definire i lavoratori».

Ma comunque il problema è che ora devono esserci atti concreti, è la riflessione unanime. Insomma, se Zingaretti voleva riavvicinare il sindacato al Pd c’è riuscito, «se non altro perché si rende conto che le politiche di questi anni hanno allontanato una parte consistente dell’elettorato dal partito. Ma se vuoi recuperare devi fare i conti col passato, tenendo bene a mente che l’idea di disintermediazione non funziona e questo segnale lo ha capito». Infatti la prima legge che a inizio legislatura, prima del cambio di segretario, ha presentato il Pd, quella sul salario minimo, considerata dai sindacati e da Confindustria come due dita negli occhi, è stata sconfessata dal neo segretario e ora c’è una discussione. Insomma, se si vuole dare un segno tangibile al mondo del lavoro che qualcosa è cambiato, bisogna ripensare profondamente la linea del partito degli ultimi anni. Una sfida complicata che metterà alla prova la statura di leader di Zingaretti, alle prese con tornate elettorali da far tremare i polsi.

Sorgente: Zingaretti prova a riannodare i fili con i sindacati. “Va bene tutto, ma deve sconfessare il jobs act” – La Stampa

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