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Una botta da 15 miliardi di euro. Tanto vale la partita tfr che i 3milioni e 200mila pubblici impiegati versano ogni anno all’Inps. Se ne parla pochissimo, ma tra qualche giorno Salvini e Di Maio si potrebbero ritrovare, oltre alla Libia, in un mare di guai.Il 17 aprile, infatti, la Corte Costituzionale è chiamata a decidere sul ricorso presentato dal sindacato Confsal-Unsa: «Diciamo basta, è una vergogna- spiega alla Dire il segretario Massimo Battaglia- non è giusto che il tfr dei dipendenti pubblici, quando vanno in pensione, venga liquidato fino a 51 mesi dopo, rispetto ai privati che invece prendono la liquidazione in pochi mesi. Tantissimi devono subire inique rateizzazioni o, addirittura, ricorrere a prestiti bancari. Sono anni, uno aspetta la liquidazione per godersi qualcosa, con la famiglia e i figli, dopo 4 anni e mezzo puoi pure morire, neanche goderti un gelato».Come mai questa attesa? «Noi pubblici impiegati siamo diventati il bancomat del Governo e dell’Inps, che con i soldi del tfr aggiustano altri conti. Non è giusto e confidiamo che la Corte Costituzionale decida che tutto questo è illegittimo. Il dipendente pubblico ha diritto a ricevere la liquidazione all’atto del pensionamento, perché stata maturata lungo tutta una carriera con una regolare e puntuale contribuzione».Se il 17 aprile la Corte Costituzionale vi darà ragione? «A quel punto il Governo dovrà fare un’altra finanziaria», taglia corto Battaglia.

Sorgente: Tfr pubblico impiego: Corte Costituzionale decide, Governo trema – DIRE.it

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