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Secondo i sondaggi in mano a Salvini la Lega nella Capitale starebbe moltiplicando i consensi

di Carmelo Lopapa

“Perché vi stupite tanto? Su Roma è solo l’inizio, abbiamo appena cominciato”. Matteo Salvini sta per lasciare l’albergone sull’Aurelia in cui ha terminato un inatteso blitz nella fin lì anonima conferenza della Lega del Lazio. Si rivolge così ai dirigenti e militanti locali che lo circondano, si complimentano, ma sono evidentemente spiazzati dalla guerra ormai dichiarata a Virginia Raggi.

E’ solo l’inizio, dunque, di questa campagna romana aperta dentro la campagna per le Europee. Preludio della piccola grande “marcia” politica che il ministro sogna sulla Capitale. Finora non è scattata la richiesta esplicita di dimissioni, ma poco ci manca. “Mi dicono tutti di fare presto”, dice chiaramente dal palco il vicepremier, a conferma che non attenderà la scadenza naturale della sindaca nel 2021. E l’escalation è stata talmente accelerata nelle ultime 48 ore che circolano già i primi nomi di chi quella sfida potrebbe portarla avanti sul campo.

La prima cittadina agli occhi dei leghisti e del loro capo si è mostrata “fin troppo incapace” e prima libera il posto “meglio sarà per tutti i romani”. Ma non è una battaglia tutta personale contro Virginia Raggi. Piuttosto, spiegano, un accerchiamento alla pedina più debole del Movimento che nelle ultime settimane non ha perso occasione per attaccare Salvini “su tutto”. Tanto più che in città, la Lega – stando ai sondaggi riservati in mano al capo del Viminale – starebbe moltiplicando i suoi consensi, soprattutto nelle periferie. E puntare alla successione a Roma non è più un tabù.

Al quartier generale di Salvini non è sfuggito che in 48 ore di bombardamenti, nessun esponente di vertice del Movimento si è speso per difenderla. Presto per dire se l’ex avvocata sia stata davvero abbadonata al suo destino dopo i molteplici scandali che hanno lambito la sua amministrazione. O se i 5stelle prevedono ulteriori problemi al Campidoglio nei prossimi mesi, al punto da preferire non “metterci la faccia”. Quel che è certo è che il vicepremier si ritrova con una prateria davanti e vuole approfitarne.

Manca però un frontman nella città in cui fino a poco tempo fa la Lega non esisteva. Nella Capitale Salvini dovrà fare i conti con Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, che ieri ha aperto la campagna dal Lingotto di Torino, gli ha chiesto “accordi chiari sulle alleanze prima delle politiche”, quando si tornerà a votare, e un governo Lega-Fdi quando si concluderà l’esperienza gialloverde. Quanto a Roma, tifa anche lei per le dimissioni in tempi rapidi del sindaco “incapace”. Ma, come spiegava ieri ai suoi a margine della conferenza programmatica, “Matteo si scordi di poter decidere da solo nella mia città”, forte appunto di un consenso di Fdi piuttosto radicato. Anche perché la stessa Meloni non ha ancora deciso se accantonare del tutto – come pure sembra – le sue ambizioni sul Campidoglio dopo la sconfitta del 2016.

Certo, in cima a una classifica ideale di Salvini non c’è lei per la successione a Virginia Raggi. Gli piacerebbe poter convincere l’attuale ministro (pur siciliana) alla Funzione pubblica Giulia Bongiorno, considerata la scelta migliore per la poltrona che scotta al Comune della Capitale. Lei non ne vuol sapere. “Non rientra nei miei progetti”, ha fatto sapere a tutti, al suo leader in primo luogo. “Non ho dato la disponibilità, né ho voglia di farlo e se me lo proponessero direi no, grazie. So cosa posso e cosa non posso fare, cosa voglio fare” ha tagliato corto qualche tempo fa l’avvocato intervistata da da SkyTg24.

Aggiungendo che “Giorgia Meloni e Barbara Saltamartini se lo vorranno fare si imbarcheranno in una impresa difficile, io no”. Già, perché il terzo nome circolato è quello di un’altra donna. L’unica leghista, presidente della commissione Attività produttive della Camera, romana e con una certa visibilità. Negli ultimi giorni anche i suoi attacchi via social alla Raggi (“Città umiliata, è arrivato il momento di alzare la testa”) si sono moltiplicati. Ma anche lei si defila. “Non è un tema all’ordine del giorno, nel mio futuro vedo altro”, tagliava corto qualche giorno interpellata in radio a “Un giorno da pecora”.

Quel che tiene insieme le tre candidature (molto ipotetiche) è il filo rosa: tre donne. Accomunate dalla medesima matrice di destra, quanto meno nei loro trascorsi.

Sorgente: Sfida su Roma. Il vicepremier alla conquista della città punta a far cadere i 5 Stelle: “E’ solo l’inizio” | Rep

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