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Non c’è stata esagerazione e drammatizzazione tutta latina quando si è fatto riferimento a queste elezioni come le più importanti del nuovo secolo. In Spagna non si rinnova soltanto un Parlamento si decide una prospettiva per i prossimi anni, l’Unità territoriale della nazione, il consolidamento della transizione politica ed istituzionale iniziata alla fine del 1978 tre anni dopo la fine della dittatura quarantennale di Francisco Franco che morí nel suo letto e non fu abbattuto da nessuna rivoluzione democratica.

La suspence dell’attesa dei risultati é palpabile. D’altronde la maggioranza assoluta é contesa per una manciata di voti e bisognerà attendere la fine dello scrutinio. Tuttavia gli opinion/poll a disposizione indicano che per la prima volta in ogni caso in Spagna sarà necessario per governare formare una coalizione; Sanchez ed il Psoe tornano ad essere il primo partito, (28,1% e tra 116-121 seggi), la scelta di convocare elezioni é stata comunque azzeccata perché avrà più forza alle Cortes, ma questa volta dovrà obbligatoriamente fare leva su un alleato che non potrà che essere la Sinistra di Podemos (16,1% 42-45) che ha condotto una campagna elettorale con un tono ultra moderato e governativo. Se la matematica nella notte non assegnerà loro i seggi sufficienti per governare (176 su 350) saranno obbligati a riaprire il forno indipendentista Catalano, assieme agli ultra nazionalisti spagnoli di Vox (12,1% 36-38) i vincitori di questa tornata, Esquerra Repubblicana infatti moltiplicherebbe i suoi seggi (3,3% 13-14), anche a danno della Formazione di destra Junts per Catalunya, segno che l’estremizzazione del conflitto territoriale, il martirio della galera per i loro leader ed il rischio della rottura della Nazione ha portato consensi nelle bisacce elettorali delle formazioni più intransigenti.

Sembrano non avere chances di governare le formazioni di centro-destra Partito Popolare (17,8% 69-73) e Ciudadanos (14,4% 48-49). Questi ultimi si erano vistosamente spostati su posizioni di forte impronta nazionalista, e si erano presentati con il duplice volto modernizzatore e conservatore. Non sono stati capaci di catturare il voto moderato di sinistra ritornato al Psoe né quello della destra tradizionale che è rifluita nel PP o ha premiato la VoX oltranzista, sostenuta in particolare dall’elettorato più giovane.

Il voto poteva, ed ancora potrebbe consegnare una paralisi, ma l’avanzamento del Psoe é significativo, l’affermazione di Sanchez rotonda, si riprende l’Andalusia, vince a Madrid ed anche a Barcellona dove il i socialisti ridiventano il primo partito; gli indipendentisti registrano un severo arretramento in Catalogna dove le due formazioni indipendentiste non raggiungerebbero la maggioranza dei voti e preannunciando una resa dei conti fra la destra e la sinistra indipendentista.

La destra spagnola è la sconfitta di questa tornata elettorale, Sanchez non ha una maggioranza forte e chiara, ma potrà continuare a governare ed è presumibile che attenda il voto europeo per poter dare vita ad un nuovo governo.

Sarà un Parlamento comunque molto diviso nel quale per la prima volta accede una forza segnatamente erede della cultura politica che precedette gli anni del ritorno alla democrazia.

Si può dire per ora che il pericolo di un’involuzione democratica della Spagna sia scampato e si deve sperare nella evoluzione e nella maturità delle forze regionaliste, autonomiste e indipendentiste da cui il Governo potrebbe dover dipendere.

Lo scontro e la divisione fanno crescere i consensi, ma alla lunga una società così divisa pagherebbe un prezzo molto alto anche sul piano economico per questo uno dei primi passi che si attendono da Sanchez sara quello dell’attenuazione del clima di rottura e punterà diritto alla riconciliazione nazionale attraverso le riforme costituzionali che sono richieste ad una grande democrazia del XXI secolo.

Bobo Craxi

Sorgente: Pericolo scampato, ma deve partire la riconciliazione nazionale | L’Huffington Post

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