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Lo scrittore: “Vox è diversa dalla vostra destra, è autonoma e molto legata a caratteristiche spagnole”

«La vittoria del Psoe fa sperare le sinistre del resto d’Europa, ma non si può essere troppo ottimisti: è frutto di una situazione molto peculiare della Spagna». A chi, anche in Italia, legge il successo di Pedro Sanchez come un segnale di ripartenza per i partiti di sinistra europei, lo scrittore e giornalista madrileno Juan Luis Cebrián consiglia prudenza: «Le condizioni di questa vittoria sono un po’ differenti da quello che succede in Europa». Ma se il Psoe qualcosa può insegnare, dice, è la determinazione a concentrarsi sulla lotta alle diseguaglianze.

In cosa le condizioni della Spagna sono differenti dal resto d’Europa?

«Innanzitutto, qui c’è la questione territoriale, la questione catalana che è stata la vera frattura elettorale. E poi Sanchez è riuscito a mobilitare i cittadini contro l’apparizione di una sorta di estrema destra, quella di Vox, che è però diversa da quella che si può trovare in Italia o in Francia».

Perché?

«Qui è piuttosto la nostalgia del franchismo, un’estrema destra che difende soprattutto il passato, più che guardare al futuro. Altrove ad esempio si parla molto di migranti, qui invece non sono un problema per la maggioranza della popolazione».

Davvero? In Italia sono al centro della narrazione dei partiti di destra…

«Sono stati un argomento usato da Vox solo in alcuni piccoli villaggi in cui ci sono stati problemi di convivenza con la popolazione. Ma la Spagna è uno dei Paesi più vecchi al mondo e abbiamo bisogno dei migranti: la previdenza sociale ce la garantiscono loro. E la nostra politica migratoria non è debole come si potrebbe immaginare: si parla tanto del muro di Trump ma noi abbiamo un muro a Ceuta e Melilla… I temi di campagna elettorale sono stati altri».

Quali?

«La paura della rinascita del franchismo. La coesione territoriale, l’unità del Paese. E poi la giustizia sociale, la lotta contro le diseguaglianze posta da Sanchez».

La sinistra italiana in cosa può ispirarsi a Sanchez?

«Proprio alla questione della giustizia sociale: Sanchez ha capito che la crisi del 2008 ha punito le classi medie, accentuando le diseguaglianze. È intervenuto con alcuni provvedimenti, riuscendo a trasmettere fiducia all’Europa, a rassicurarla sul fatto che, pur cercando di ristabilire l’equilibrio sociale, intendeva seguire la politica di consolidamento fiscale richiesto».

Ad esempio quali misure?

«L’aumento del 22 per cento dei salari minimi, di cui beneficiano in gran parte le donne. Una misura intelligente e che non ha deviato il percorso dell’economia spagnola».

Che peraltro cresce più di quella italiana: i buoni dati economici hanno influito sui risultati elettorali?

«Rajoy ha fatto una buona politica dal punto di vista macro, ma non ha capito quel che stava succedendo nel micro, non ha colto il tema delle disuguaglianze. Sui risultati hanno senz’altro pesato anche gli scandali sulla corruzione che hanno investito il Partito popolare».

Diceva il tema della giustizia sociale: pensa che non sia sufficientemente centrale nelle sinistre europee?

«Non credo. Io guardo alla situazione della sinistra europea come a quella degli anni di nascita e crescita del nazismo e del fascismo, dopo la crisi economica: frammentazione, nazionalismo, xenofobia dappertutto, mancanza di fiducia nella democrazia rappresentativa».

La destra di Vox piace sia alla Lega di Salvini che alla Meloni. A chi somiglia di più?

«Intanto l’estrema destra spagnola non è antieuropea: in Spagna la vocazione europea è molto forte. Vox ha un legame strettissimo con la religione cattolica, propone un’idea di nazionalismo radicale spagnolo con una storia della Spagna del diciannovesimo secolo un po’ reinventata… È una destra molto legata alle nostre caratteristiche».

Lei ha individuato anche la paura della rinascita del franchismo come un tema di campagna elettorale.

«Sì. Ricordo che Franco è morto di morte naturale, e c’era una massa di franchisti al suo funerale. La paura di un ritorno sociologico e sociale del franchismo è ancora molto forte».

Il presidente della Commissione europea Juncker ha esultato: quello spagnolo sarà un governo europeista. Che segnale possono lanciare i risultati di domenica alla Ue?

«Le istituzioni europee sono molto in crisi, è diffusa la paura dei migranti, il timore che non ci saranno soldi per le pensioni delle nuove generazioni, la frustrazione per la disoccupazione dei giovani… C’è un vuoto di valori in Europa. Io non so se le elezioni spagnole inaugureranno un vento nuovo ma non sono molto ottimista».

Sorgente: “Pedro insegna alla sinistra italiana: concentratevi sulle diseguaglianze” – La Stampa

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