0 5 minuti 5 anni

L’intervista alla mamma di Francesco, adolescente dipendente dai social network. “Ora tutta la famiglia è in terapia”

di Ilaria Ulivelli

Firenze, 23 aprile 2019 –  Tablet, videogiochi e smartphone come droga. I genitori, preccupati per Francesco, che oggi ha 15 anni e sta ripetendo la prima superiore, sin da quando lui era bambino, hanno chiesto il sostegno di uno psicologo per provare a liberarlo dalla dipendenza. Senza riuscirci, fino all’ultima volta. Nel tempoFrancesco si era isolato sempre di più dai compagni, frequentandoli solo su whatsapp. Era un po’ sovrappeso e non aveva voglia di fare sport, mentre il rendimento scolastico era diventato sempre più scarso. Solo dopo molti tentativi, quando anche i genitori hanno realizzato e accettato di avere un problema nel rapportarsi con il figlio, sono riusciti a convincerlo a intraprendere un percorso di incontri familiari.

Ora va meglio?

«Oggi Francesco è un po’ più sicuro di sé e meno chiuso. Ci ha raccontato di essere interessato a una ragazza, con la quale ha cominciato a uscire. Finalmente è come se stesse rialzando lo sguardo verso il mondo che lo circonda».

La terapia familiare funziona, dunque?

«Ci sta aiutando a riaprire una comunicazione tra noi, che è anche corporea, e a recuperare una capacità di rilassamento. Francesco inizialmente era molto riluttante, ma ora viene volentieri e si diverte anche. Applichiamo anche noi le regole suggerite dallo psicologo. Soprattutto stiamo attenti a coltivare e aiutare Francesco ad avere relazioni sociali reali».

Quando avete capito che avevate bisogno di un sostegno?

«A ottobre sono riuscita a convincere mio marito a rivolgerci a un istituto che si occupa del problema delle tecnologie. È risultato che Francesco aveva sviluppato una sorta di dipendenza che ha assorbito le sue energie chiudendolo progressivamente in sé stesso: un problema molto diffuso. E che anche noi non ne siamo immuni. Come possiamo dire a nostro figlio di stare meno al telefonino se anche noi siamo sempre al cellulare?»

Quindi?

«Abbiamo intrapreso un percorso di incontri familiari. Anche noi abbiamo dovuto riconoscere di avere un problema».

Ma quando è suonato il primo campanello d’allarme?

«A 5 anni, quando Francesco fu colpito da una forma acuta di strabismo all’occhio sinistro. Passava già molto tempo davanti alla tv a guardare cartoni per lo più educativi da me selezionati, ma anche quelli che passavano le emittenti».

Come avete affrontato il problema?

«Lo strabismo non era collegato ai cartoni, ma il consiglio fu comunque quello di tenerlo lontano dagli schermi. Cosa che riuscimmo a fare per un po’. Ma una volta risolto il problema, l’anno succesivo, Francesco scoprì il mondo dei videogiochi, un po’ come tutti i suoi coetanei. Non ci pareva un problema solo nostro, perché anche per le altre mamme era difficile distogliere i bambini da quegli aggeggi».

Non avete avuto la forza di imporre delle regole?

«Per quanto snervanti, le battaglie per lasciare i giochi e fare i compiti ci sembravano ordinarie. I nostri tentativi, poco convinti, di dare regole fallivano sistematicamente. I nostri orari di lavoro lasciavano a Francesco tanto tempo da autogestire».

I videogiochi sono stati una comodità anche per voi?

«Sicuramente la mattina prima di andare a scuola ci permetteva di organizzarci, cpsì come succedeva durante la preparazione dei pasti e durante i viaggi».

Quali altri segnali sono arrivati nel tempo?

«Alle elementari Francesco soffriva spesso di forti mal di testa. I disegni e i componimenti che faceva erano tutti di ambientazione fantasy e horror, come i libri che leggeva».

Poi sono arrivati altri problemi…

«In terza elementare aveva iniziato a essere vittima di atteggiamenti bulleschi da parte di alcuni compagni, ai quali reagiva isolandosi».

E dopo è arrivato lo smartphone…

«Ci passava ore, tutto il pomeriggio, facendo finta di studiare: il rendimento scolastico peggiorava. Proseguivano i mal di testa e, sempre più frustranti, le battaglie per distoglierlo. Preferiva ancora stare a casa invece di uscire. Era sempre più chiuso, scostante, con episodi di rabbia che esplodeva contro il fratello e contro di me in particolare. Lamentava di essere colpevolizzato su tutto e immotivatamente. Alla fine è stato bocciato».

Sorgente: “Mio figlio drogato di smartphone e isolato dal mondo reale” – Cronaca – lanazione.it

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20