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Prima tegola per il segretario Zingaretti. Commissariato il partito locale. A maggio le elezioni comunali in 4 città chiave

Nicola Zingaretti riceve subito dai suoi via whatsapp le agenzie che battono la notizia peggiore da quando è stato eletto segretario, la decapitazione del Pd umbro. Con la governatrice nel mirino e il segretario regionale agli arresti ce ne è abbastanza per aprire un gabinetto di crisi. E infatti il segretario decide di commissariare il partito locale. Ma il neo leader non apre bocca, fa appello a tutta la sua flemma e prende tempo. È una tegola che piove dolorosa sul suo capo, la prima questione delicata da trattare con le molle. Un segretario regionale di peso, che ha vinto le primarie nel dicembre scorso col 63 per cento di preferenze, finito ai domiciliari per una indagine sulla sanità, è un colpo di immagine non da poco a un mese dalle europee. E a un mese dalle comunali, dove il partito si gioca molto nella sfida dei sindaci di Perugia, Foligno – città dell’assessore arrestato – Gubbio e Orvieto. È quindi comprensibile «lo sconcerto e la preoccupazione enorme»: sono queste le parole che rimbalzano sulle chat dei dirigenti subito dopo questa durissima botta. Specie perché l’inchiesta investe come un tornado il partito in una delle regioni rosse, ormai contese dagli avversari, in primis dai leghisti che hanno gia espugnato Terni, ma pur sempre roccaforti di voti per la sinistra. E infatti colui che fu lo sfidante di Bocci alle primarie, l’ex braccio destro di Veltroni Walter Verini, si precipita in auto da Terni a Perugia nella sede regionale dei Dem. Anche per prendere in mano il timone nella sua veste di presidente del Pd umbro. Di lì a poco Zingaretti lo nomina commissario del partito, affidandogli la gestione di questa grana. E sollevando malumori tra i renziani per il fatto di aver scelto un dirigente della stessa regione per questo delicato compito. «Siamo tutti scossi, speriamo che sappiamo dimostrare la loro estraneità», risponde a caldo trafelato Verini.

Telefoni staccati oppure che squillano a vuoto quelli di altri dirigenti Dem, mentre il segretario tace l’imbarazzo corre sul filo e nessuno vuole scoprirsi, ma la tensione è forte ovviamente. Un colpo che brucia ancora di più nei giorni in cui il partito stava risalendo nei sondaggi, con l’ambizione di un sorpasso sui grillini.

Zingaretti si trova a gestire una forte scossa di terremoto proprio nel Day After del lancio delle liste per le europee in pompa magna. Con lo slogan del grande rinnovamento e dei nomi che parlano al paese. Un terremoto perché Bocci è stato pure sottosegretario agli interni, insomma una personalità di peso. Che alle primarie si è schierato con Martina dopo aver militato nell’area cattolica del partito fin dai tempi della Margherita. «E che evidentemente non si aspettava nulla, visto che ieri era tranquillamente in Direzione», raccontano dirigenti che erano ieri al terzo piano del Nazareno mentre parlava il segretario. Lo sconcerto insomma è grande, e sorge pure la domanda: ma non è che cade la giunta e si rischia di perdere pure l’Umbria? I renziani non aprono bocca, meno che meno la sfidante di Zingaretti in tandem con Giachetti, Anna Ascani, vicepresidente del partito eletta come capolista nella regione. «Preferisco non commentare», stop. Anche i suoi amici renziani non speculano, ma non sono teneri su come andrà alle urne. «Al di là di quello che si dice, non ci sono aspettative di grandi masse di voti in arrivo. Perché i capilista non parlano al paese, non c’è un progetto, c’è solo un calo di gradimento per partiti di governo». Tradotto, se il Pd andrà così così Zingaretti non se la potrà prendere solo con il caso Umbria.

Sorgente: L’inchiesta che fa tremare i democratici: “Rischiamo di perdere la Regione” – La Stampa

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