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Serraj lancia offensiva “Vulcano di rabbia” contro Haftar. A Tripoli scuole chiuse per una settimana, mentre la gente svuota i negozi. Il capo del governo di unità nazionale protesta con il presidente francese Macron. Conte: “Evitare una guerra civile”

Khalifa Haftar sfida gli appelli internazionali e continua la sua offensiva su Tripoli, che resiste. Si combatte a una decina di chilometri dalla capitale. Nella città sotto assedio le scuole rimarranno chiuse per una settimana, a partire da oggi, a causa della crescente situazione di insicurezza. L’autoproclamato Libyan national army (Lna), guidato dall’uomo forte della Cirenaica, attacca contrastato dalle forze leali al Governo di unità nazionale (Gna) con sede a Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale e guidato dal premier Fayez al-Serraj, che gode dell’appoggio di diverse milizie fra cui quelle di Misurata.
Queste si sono schierate a sostegno del premier sotto assedio, per respingere l’offensiva. Un video diffuso dal ministero della Difesa libico mostra appunto circa 350 jeep con uomini di “Bunian al Marsus” (la coalizione di milizie che nel 2017 ha sconfitto Isis a Sirte) andare in soccorso del governo Serraj per contrattaccare verso il distretto di Giofra in un’operazione battezzata “Vulcano di rabbia”.

Tripoli, le truppe di Misurata proteggono il governo Sarraj

I nervi sono tesi: lo stesso al-Serraj in un discorso in televisione ha accusato il suo rivale di “tradimento”: “Abbiamo steso le nostre mani verso la pace – ha detto il premier – ma dopo l’aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient’altro che forza e fermezza”. Serraj ha anche presentato all’ambasciatrice francese in Libia, Béatrice du Hellen, una “forte protesta”, accusando Parigi di sostenere la brigata del generale Khalifa Haftar. E’ quanto riferisce Al Jazeera, che cita una fonte ufficiale del governo libico. La stessa fonte ha sottolineato che Serraj ha chiesto formalmente all’ambasciatrice di riferire la sua protesta al suo governo e al presidente francese, Emmanuel Macron. La battaglia, intanto, continua e si è spostata anche nei cieli della Libia. L’Onu ha lanciato un appello urgente ad una tregua provvisoria, finalizzata ad evacuare feriti e in generale la popolazione civile, di due ore, nella periferia sud della città. Ma la Mezzaluna Rossa riferisce che la tregua umanitaria non è stata rispettata.

Almeno 21 persone sono morte e altre 27 sono rimaste ferite in Libia dall’inizio dell’offensiva lanciata dal generale Khalifa Haftar su Tripoli. È il primo bilancio diffuso dal ministero della Sanità del governo di unità nazionale (Gna) basato a Tripoli, guidato dal premier Fayez al-Sarraj. Il ministero non precisa se fra le vittime ci siano civili, ma la Mezzaluna rossa libica ha riferito della morte di uno dei suoi medici sabato. L’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) guidato da Khalifa Haftar, dal canto suo, sabato sera aveva riferito tramite il portavoce Ahmad al-Mesmari di 14 morti fra i suoi combattenti.

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“Missili”, o quanto meno razzi “Grad” sono stati piazzati dalle forze del generale Khalifa Haftar a Garian, un’ottantina di chilometri in linea d’aria a sud del centro di Tripoli e hanno già colpito. Lo riferiscono due fonti e un sito libico. “Haftar ha piazzato una batteria di missili a Garian e ieri sera è già morta una donna a Wadi el Rabie”, ha detto all’Ansa una fonte da Tripoli. Un video con il lancio di “missili” è stato diffuso su Twitter.

E come già è accaduto sabato, è entrata anche oggi in azione l’aviazione del Gna: un raid delle forze del governo di accordo nazionale è stato realizzato contro le postazioni dell’esercito del Lna nella zona dell’aeroporto internazionale di Tripoli (chiuso nel 2014) e a Wadi Rabea. Ne dà notizia il Libya Observer sulla sua pagina Twitter. Sempre secondo il giornale, le forze di Haftar a loro volta hanno condotto un bombardamento aereo a Naqliya camp sulla strada dell’aeroporto, senza causare vittime. Fonti locali hanno parlato anche di raid aerei in mattinata nell’area di Ain Zhara.

Ieri l’esercito di Haftar aveva fatto sapere di aver imposto una no-fly nell’ovest, annunciando che “la regione dell’ovest è ormai considerata zona militare ed è dunque vietato a ogni aereo militare sorvolarla, pena il fatto di essere un obiettivo legittimo”. Sul terreno, la Bbc riferisce di scontri in tre aree vicino alla periferia di Tripoli. Intanto le milizie filo-Serraj sostengono di aver ripreso il controllo dell’aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso dal 2014, a sud della capitale, che era stato preso o almeno “infiltrato” per due volte da uomini dell’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar.

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Nella notte gli Usa, per voce del segretario di Stato Mike Pompeo, hanno chiesto ad Haftar “l’arresto immediato” dell’offensiva militare. A causa dell’incertezza che regna nel Paese, il Comando militare americano in Africa sta riorganizzando la presenza del proprio personale in Libia, richiamando un contingente. “La sicurezza sul terreno sta diventando sempre più complicata e imprevedibile – ha spiegato il generale dei Marine Thomas Waldhauser – e anche con questi aggiustamenti continueremo a manterere la flessibilità utile alla strategia americana”. Oggi alcuni diplomatici americani hanno lasciato Palm City a una ventina di chilometri da Tripoli.

Nella capitale i cittadini stanno cominciando a fare scorte di benzina e prodotti di prima necessità nei supermercati. L’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé, ha annunciato tuttavia che si terrà ugualmente la Conferenza nazionale sulla Libia in programma dal 14 al 16 aprile a Ghadames, nel sudovest del Paese. “A meno che circostanze considerevoli non ce lo impediscano”, ha precisato. La conferenza di Ghadames è mirata a stilare una roadmap per far uscire il Paese dal caos e dalla crisi politica ed economica in cui è piombato dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi del 2011.

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Una situazione che solleva apprensione a livello internazionale: il premier Giuseppe Conte, in una telefonata con il segretario generale Onu Antonio Guterres, ha espresso la sua preoccupazione per gli ultimi sviluppi, preoccupazione fortemente condivisa da Guterres. Da Dinard, in Francia, i ministri degli Esteri del G7 hanno mostrato unità, esortando “tutte le parti coinvolte ad interrompere immediatamente ogni azione militare e ogni ulteriore movimento verso Tripoli e ribadendo che “non esiste una soluzione militare”.

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Il caos improvviso in Libia preoccupa le centinaia di italiani che vivono e lavorano nel Paese, tanto che alcuni imprenditori hanno già lasciato Tripoli e diverse imprese stanno valutando cosa fare di fronte all’avanzata del generale Haftar: l’Eni, in raccordo con la Farnesina che segue passo passo le evoluzioni degli eventi, ha deciso di evacuare il personale italiano. Ciò malgrado le rassicurazioni di Haftar che avrebbe assicurato “un’unità speciale incaricata della sicurezza delle imprese straniere e locali, delle sedi diplomatiche e delle istituzioni economiche straniere”.

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“Stiamo seguendo il dossier Libia da tempo e lo stiamo seguendo anche nelle ultime fasi – ha commentato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte – . E’  un’evoluzione che ci preoccupa. Sicuramente stiamo cercando di rappresentare soprattutto al generale Haftar e agli altri interlocutori – ha aggiunto – la necessità di evitare conflitti armati, non possiamo permetterci una guerra civile”. Anche il vicepremier Matteo Salvini si dice preoccupato “non tanto per la questione dell’immigrazione perché ormai hanno capito che l’Italia ha finalmente iniziato a difendere i suoi confini via terra e via mare, ma perché ci sono tanti italiani che stanno lavorando lì. L’intervento armato, le bombe, i cannoni sarebbero un dramma”.

Libia, Salvini: “Preoccupato per scontri ma non per nuove ondate migratorie”

Sorgente: Libia, Usa ritirano le truppe e intimano ad Haftar “arresto immediato” offensiva. Onu chiede tregua su Tripoli – Repubblica.it

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