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Nelle risoluzioni votate dal Parlamento ci saranno dettagli su flat tax, Iva e quoziente familiare

di Claudio Tito

ROMA – Martedì sera è stata siglata una tregua. Ma dentro il governo la battaglia sul Def (il Documento di economia e finanza) non è affatto finita. Anzi, la maggioranza sembra aver innescato una sorta di bomba a orologeria. Pronta a esplodere entro pochi giorni. Nel campo aperto delle aule parlamentari, quando il Documento dovrà essere votato in contemporanea da Camera e Senato e quando la coalizione gialloverde metterà in un angolo il ministro Tria con un vero e proprio “contro-Def”.

Salvini e Di Maio, insomma, sono pronti a scatenare un altro terremoto. Epicentro: il Ministero dell’Economia. Perché il rapporto tra i vertici del Movimento 5 Stelle, la Lega e il capo di Via XX Settembre è ormai deteriorato. Al punto che il leader grillino e quello leghista stanno elaborando una vera e propria “contro-manovra”. Un atto parlamentare ufficiale che contenga, nella sostanza, tutte quelle misure che Tria non ha inserito nel suo Documento.

Il Def, infatti, viene approvato dal Parlamento attraverso due risoluzioni, una al Senato e una alla Camera. Di Maio e Salvini hanno allora deciso di utilizzare esattamente quelle risoluzioni per chiudere i conti con le resistenze del loro ministro. Il testo conterrà quindi una premessa con cui si licenzia il Documento di Economia e Finanza. Ma subito dopo “si impegnerà” l’esecutivo e le stesse Camere ad agire secondo alcune linee direttrici cui Tria si è opposto. La prima, sulla quale concordano sia i pentastellati sia i lumbard, riguarda l’aumento dell’Iva. Nella risoluzione ci sarà scritto esplicitamente che l’imposta non verrà in nessun caso aumentata. Ossia non si lascerà che scattino le clausole di salvaguardia – fissate nell’ultima legge di Bilancio – per 23 miliardi.

La seconda è volta a materializzare una delle istanze di Salvini: la Flat tax. La tassa piatta verrà contemplata in maniera chiara e con un dettaglio relativo alla riduzione delle aliquote. Probabilmente non saranno previsti tempi perentori, ma “si impegnerà” governo e Parlamento a compiere già in autunno passi in quella direzione. La terza direttrice, su indicazione M5S, segnalerà invece un orientamento a favore del quoziente familiare.
Ovviamente si tratterà di un atto di maggioranza, predisposto e sottoscritto dai capigruppi dei due partiti, e non del governo. Ma l’obiettivo resta il medesimo: imporre la linea al Tesoro e costringere Tria ad accettarla. Ora e in vista della prossima legge di Bilancio.

Non è escluso che si accennerà pure alla “strutturalità” di “quota 100” e reddito di cittadinanza.Il voto sul Def, del resto, si consumerà entro aprile. Quando la campagna elettorale per le europee sarà ormai nel pieno. Né i leghisti, né i grillini hanno dunque intenzione di farsi reciprocamente delle concessioni, né di farle all’opposizione.

Ma questa scelta avrà un effetto immediato: riaprire il “caso Tria”. Perché il ministro dell’Economia sarà messo davanti al fatto compiuto. Con una maggioranza decisa a smentire la sua politica economica. Un vero e proprio schiaffo. E in quella circostanza sia il M5S sia la Lega non nasconderanno la mano. Anzi, faranno di tutto per rivendicare la strada tracciata e far capire che a “comandare” sono loro e non il Tesoro. E soprattutto che possono fare meno del “tecnico” che siede all’Economia.

Il ministro ha dovuto tenere conto nelle sue linee programmatiche della necessità di correggere le previsioni economiche e di contemplare la possibilità che da qui a dicembre i fondamentali macroeconomici possano ulteriormente peggiorare. Ma c’è un elemento ben preciso che ha fatto infuriare – sebbene i diretti interessati spieghino che nessuno ha mai alzato la voce nel vertice e nel consiglio dei ministri di martedì scorso – il capo politico del Movimento e il segretario del Carroccio.

L’ipotesi – mai smentita – che gli uffici del Tesoro abbiano già elaborato uno schema di lavoro per un aumento “selettivo” dell’Iva. Una sorta di “piano B” da mettere in pratica in autunno quando per la manovra 2020 si andrà alla disperata ricerca di risorse per mettere una toppa al fallimento degli obiettivi indicati l’anno scorso e per esaudire le richieste dei partiti. Uno studio che si sarebbe concentrato sull’innalzamento dell’Iva sui beni di lusso e su alcuni beni di largo consumo producendo un introito futuro di circa 10 miliardi. Ancora pochi per l’emergenza che probabilmente vivrà il nostro Paese in quei mesi, ma comunque un primo tassello costruito a Via XX Settembre.

La prossima settimana, comunque, le conferenze dei capigruppo di Palazzo Madama e Montecitorio stabiliranno quando calendarizzare il dibattito e il voto sul Def. Ma anche su questo c’è un nodo che tra le file del governo e della coalizione in molti hanno iniziato a rimarcare. Il prossimo 26 aprile, l’agenzia di rating Standard&Poor’s emetterà la sua “pagella” sull’Italia e sul debito pubblico.

Il timore è che si registri il primo taglio nelle valutazioni, dopo le decisioni delle altre agenzie di limitarsi a modificare in negativo solo l’outlook (ossia l’andamento futuro). L’interrogativo allora è se sarà più utile approvare il Def prima o dopo le comunicazioni di S&P. Alla fine, però, la maggioranza sarà in primo luogo preoccupata di capire in quale data si potrà garantire il maggior numero di presenze in aula. Considerato che tutto cade nel lungo ponte di Pasqua e a meno di un mese dalle elezioni europee.

Sorgente: Il “contro-Def” di Lega e 5Stelle per isolare Tria | Rep

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