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Appello di Usa, Italia e Francia alla de-escalation. Conte: no a opzioni militari

di Lorenzo Cremonesi

Era quasi inevitabile che con l’approssimarsi della data della «Conferenza Nazionale» si riaccendessero le tensioni, tanto gravi da far ripiombare Tripoli nella psicosi dello stato d’assedio. È dalla rivoluzione «assistita» dalla Nato nel 2011 e il linciaggio di Muammar Gheddafi che in Libia politica e scontro militare vanno spesso a braccetto. Oggi lo scenario riprende in modo più grave quello che si era già prospettato a suon di mitragliatrici e colpi di mortaio nell’agosto-settembre scorsi. Le truppe Khalifa Haftar, rilanciano la loro avanzata sulla capitale. La differenza è che adesso l’uomo forte della Cirenaica flette i muscoli, con il massimo delle attenzioni locali e internazionali. In un video propaganda bellicoso la sua «operazione per liberare Tripoli». Il motivo è evidente: l’inviato dell’Onu Ghassan Salamé ha organizzato la Conferenza nell’oasi di Ghadames, nel sud-ovest del Paese, per il 14 e 16 aprile. Haftar intende arrivarci da una posizione di forza, con l’aureola del vincente.

Contro di lui si schiera una coalizione di milizie divise tra loro e in perdita di militanti. Al loro fulcro sono i gruppi armati di Misurata, dove però non mancano le polemiche interne e persino le defezioni a favore di Haftar. Non siamo di fronte ad una vera battaglia, ma piuttosto a scaramucce diffuse, che ogni tanto sfociano in limitate azioni di guerriglia. Prova ne sono i bilanci di sangue tutto sommato non troppo gravi delle ultime 48 ore: un morto certo e un altro da verificare, oltre ad una decina di feriti. Già a settembre Haftar aveva dimostrato di essere riuscito a guadagnarsi le simpatie delle vecchie tribù pro Gheddafi come i Warfallah e Warshafanna, oltre a cooperare con i berberi delle montagne di Nafusa. Ora i suoi comandanti annunciano di avere preso Garian, una settantina di chilometri a sud di Tripoli.

Le tensioni militari esasperano quelle politiche. Tanto che ieri il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in visita nella stessa Tripoli, lanciando appelli alla calma ha anche aggiunto che la Conferenza potrebbe essere rimandata, se le violenze dovessero continuare. Preoccupazioni e invocazioni dello stesso tono arrivano anche da Roma, Parigi e Washington. Il premier Giuseppe Conte è tornato ad auspicare un «percorso politico sotto la guida Onu>» Infatti Salamé aveva annunciato la Conferenza al forum di Palermo lo scorso 13 novembre. Si tratta di mettere assieme tra i 120 e 150 rappresentanti della società civile libica, i quali avranno il compito di fornire indicazioni e aiutare le istituzioni politiche a rilanciare la pacificazione interna, con la speranza di giungere alle elezioni nazionali entro la fine dell’anno. Tuttavia ancora adesso non c’è una lista precisa dei partecipanti, né sono chiari i criteri della loro scelta da parte dell’inviato Onu, che tra l’altro è oggetto di critiche durissime da parte dei membri dei due parlamenti rivali a Tobruk e Tripoli, divisi su quasi tutto, eppure uniti dalla determinazione di mantenere i loro poteri e privilegi personali. Una posizione particolarmente fragile è ora quella di Fayez Sarraj. Il premier del governo di unità nazionale di Tripoli dal forum Palermo in poi ha scelto di trattare direttamente alla pari con Haftar. Ma ciò gli scatena contro i suoi tradizionali alleati, con una parte delle milizie di Misurata, assolutamente contrari a qualsiasi cooperazione con Haftar.

Sorgente: Haftar ordina: marcia su Tripoli A rischio la Conferenza per la Libia – Corriere.it

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