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Arriva dopo una giornata di attesa la pubblicazione del Def da parte del ministero dell’Economia. E nella sua versione finale il Documento conferma le indicazioni generiche e prudenti della vigilia su flat tax e aumenti Iva. Anche perché, spiega il ministro dell’Economia Tria nella premessa al Documento, alla manovra serviranno «coperture di notevole entità» anche per rispettare i nuovi obiettivi rifinanziando il “minimo sindacale” rappresentato dalle spese obbligatorie per missioni di pace, pubblico impiego e così via. Di qui le prospettive prudenti, che sul fronte della tassa piatta affidano alla prossima legge di bilancio il compito di avviare «il processo di riforma delle imposte sui redditi (“flat tax”) e di generale semplificazione del sistema fiscale».

La bandiera agitata dal leader leghista Salvini, però, dovrà partire «alleviando l’imposizione a carico dei ceti medi», come chiesto dall’altro vicepremier Di Maio. E «nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti in questo documento» come imposto da Tria.

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Anche il «no» all’aumento dell’Iva è tutt’altro che stentoreo. Il Documento firmato dal titolare dei conti spiega che «la legislazione vigente in materia fiscale», quella che mette in calendario aumenti da 23,1 miliardi nel 2020 e da 28,8 nel 2021, «viene per ora confermata nell’attesa di definire le misure alternative di copertura e di riforma fiscale nel corso dei prossimi mesi, in preparazione della legge di bilancio 2020». Una frase destinata a incontrare i gusti di Bruxelles e mercati più che quelli dei vertici leghisti e pentastellati.

Sono i numeri, del resto, a offrire scarse alternative. Il fatto, appunto, è che per avviare davvero il percorso di discesa di deficit e debito dopo la risalita di quest’anno bisognerà «individuare coperture di notevole entità». Tradotto: anche senza le ambizioni di riforma fiscale, per tenere la rotta appena ritracciata e non aumentare l’Iva la legge di bilancio avrebbe bisogno di almeno 30 miliardi.

Anche se «notevoli», queste coperture non sono dettate dall’esigenza di sacrificarsi sull’altare dell’ortodossia europea. Anzi, la nuova rotta del deficit strutturale (quello al netto di una tantum ed effetti della congiuntura) che punta al -1,5% quest’anno, al -1,4% nel 2020 e al -1,1% nel 2021, indica «miglioramenti più contenuti in confronto ad un’interpretazione letterale delle regole». Ma nell’ottica italiana sono fedeli allo spirito del Patto di stabilità, che si deve adattare alle condizioni del ciclo economico.

Per il resto, Tria conferma che i due miliardi di spesa congelati a dicembre dalla legge di bilancio saranno tagliati, perché la mossa è ormai indispensabile per non portare il deficit anche oltre il 2,4% a cui è tornato a causa della gelata della crescita. Ma questa decisione, precisa, «non costituisce una manovra aggiuntiva».

Sul Pil quasi piatto, +0,1% nel tendenziale a politiche invariate e +0,2% nel quadro programmatico che considera gli effetti dei decreti su «crescita» e «sblocca-cantieri», Tria conferma che «le previsioni ufficiali sono e devono essere di natura prudenziale», anche per non rischiare nuove bocciature dall’Ufficio parlamentare di bilancio e dalle Autorità Ue. Ma «il Governo punta a conseguire risultati ben più significativi»: congiuntura e fiducia permettendo.

Sorgente: Def prudente su flat tax e stop agli aumenti Iva – Tria: «Servono coperture notevoli»

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