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Tra padri illustri e figli “ribelli” non solo conflitti generazionali, ma un dissenso contro modelli spesso autoritari che si esprime con l’attivismo e la militanza politica.

Il rifiuto del padre ha anche una connotazione ideologica? A metà strada tra Edipo, Narciso e Telemaco (e i loro opposti), i figli di leader e politici affrontano controcorrente scontri e conflitti con la figura paterna. Da Veronica Padoan, figlia dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo, al figlio del suo omologo Giovanni Tria, fino a Loretta Gandolfini, primogenita del leader del Family day, passando per il terzogenito rapper dell’onorevole Ignazio La Russa. Non solo conflitti generazionali, ma un dissenso contro modelli spesso autoritari che si esprime con l’attivismo e la militanza politica.

Loretta Gandolfini contro il medioevo del padre
Mentre il padre Massimo parlava al Congresso mondiale delle famiglie, Loretta Gandolfini era a Verona, ma dall’altra parte della barricata. Dichiarava: «Sono qui per testimoniare che l’amore non ha colore, non ha razza e non ha sesso. A una coppia che si ama veramente, anche se di sesso diverso, perché non si deve dare un figlio? Io mi sono sposata in chiesa come voleva mio padre e mi sono separata. Perché dovrei morire tra le fiamme dell’inferno? Questo è medioevo». Suo padre intanto parlava al meeting di Palazzo della Gran Guardia sostenendo che «l’aborto è un omicidio in utero. E la legge 194 è stata applicata soltanto negli articoli che permettono la soppressione di una vita e non in quelli aiutano la maternità». Tesi assolutamente inconciliabili.

Veronica Padoan in lotta contro il caporalato
Anche tra Veronica Padoan e suo padre il rapporto è evidentemente tormentato. Quando il ministro era impegnato nelle riforme del governo Renzi, sua figlia era nella tendopoli di San Ferdinando, in Calabria, dalla parte degli extracomunitari, contro lo sfruttamento del caporalato. Con gli attivisti di Campagne in lotta e di altre associazioni si opponeva allo spostamento degli immigrati nella nuova tendopoli, considerandolo un «atto forzato in un campo di Stato per chi lavora come bracciante nella Piana di Gioia Tauro». Poco tempo dopo le è stato recapitato un foglio di via della durata di tre anni dal territorio di San Ferdinando. Di recente ha redatto per il Centro studi di Politica internazionale “Un nuovo patto delle diaspore per lo sviluppo sostenibile”, documento rivolto alla cooperazione italiana.

Lo skipper umanitario Stefano Tria
Stefano Tria, invece, fa lo skipper: il figlio dell’attuale ministro dell’Economia, a bordo di Mediterranea ha scortato la Mare Jonio, la nave umanitaria che ha soccorso 48 migranti fino a Lampedusa. «Un’azione politica gestita da elementi dell’estrema sinistra», l’aveva definita il ministro dell’Interno Matteo Savini. La Mare Jonio è stata sequestrata dalla procura di Agrigento (successivamente dissequestrata) e indagati il comandante Pietro Marrone e il capo missione Luca Casarini con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. «Non ci siamo mai posti il problema di chi ognuno di noi sia figlio o parente, ma di cosa possiamo fare per salvare quante più vite umane possibile. Stefano Tria è uno di noi e fa quello per cui Mediterranea è nata: salvare e salvarci da questo orrore», ha scritto in un tweet l’organizzazione no profit.

E Larus canta “Sono tutto fatto”
Prima di Loretta, Veronica e Stefano, anche Giuliana, sociologa, figlia di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha espresso la propria distanza rispetto alle posizioni paterne: è stata tra i fondatori di un centro sociale romano impegnato contro il precariato e a sostegno dell’immigrazione. Larus, invece, ultimogenito adolescente di Ignazio La Russa, leader di Fratelli d’Italia, fa il rapper e canta «Sono tutto fatto».

Sorgente: Da Padoan a Tria, quando le scelte dei figli imbarazzano i padri – Il Sole 24 ORE

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