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la Lega chiede il voto ma dimentica i 49 milioni, i Cinquestelle sono indulgenti sulla sindaca di Torino

Quando un politico o un amministratore pubblico è sottoposto a un’inchiesta non è mai possibile far finta di niente. Riguarda tutti, destra e sinistra. Nuovi partiti e vecchi partiti. Quando, poi, quell’inchiesta si chiude con una condanna, il risultato non si limita solo alla punizione di chi ha commesso un reato. È un fallimento della politica.

Quel che più sorprende, allora, nelle indagini che stanno coinvolgendo il Pd in Umbria è proprio questo aspetto. Ovviamente tutti i processi devono essere valutati alla loro conclusione. Ma dagli atti fin qui emersi, stupisce soprattutto l’idea che a nulla è valso quel che è accaduto negli ultimi anni. A nulla sono servite le inchieste che hanno travolto forze politiche e classi dirigenti. Non si è imparato da quei precedenti e non si è assunta alcuna indicazione dalle proteste dei cittadini. Sembra che tutto sia passato nell’indifferenza e nella speranza che il controllo in senso lato si potesse affievolire.

Eppure queste vicende — sia in Umbria sia in Puglia — possono diventare un macigno per la campagna elettorale di un partito uscito un anno fa con le ossa rotte e che ora sta cercando di ricomporsi. È un problema in primo luogo per il nuovo segretario del Pd. Che deve fare i conti con quel che si è ritrovato. L’emergenza giudiziaria tocca dunque il centrosinistra ma Zingaretti può trasformarla in un’occasione. L’occasione di mettere un ordine nella sua formazione, di liberarla da chi ne compromette eticamente il futuro. Può, in sintesi, fare pulizia dalle scorie, da quelle reali e non presunte, che appesantiscono il percorso che ha dinanzi.

Perché anche se molto diversi tra di loro, i tre casi che investono il Pd (soprattutto quello di Mimmo Lucano può essere considerato un capitolo a parte) costituiscono comunque una criticità che Zingaretti deve affrontare.
Le procedure giudiziarie, poi, devono compiere il loro corso. Nessuno fino a quel momento può trarre conseguenze finali. Così come non si può pensare che dietro queste inchieste ci possa essere uno o più disegni di qualche magistrato deviato o manipolato.

Ma proprio per questi motivi, in pochi — purtroppo — possono scagliare la prima pietra. I partiti, tutti i partiti, devono fare pulizia al loro interno. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ad esempio, usa due pesi e due misure commentando l’inchiesta umbra. Chiede di riportare al voto la regione sperando di sfruttare “l’onda verde” che ha fatto crescere in questi mesi i consensi del Carroccio. Ma si dimentica come ha trattato la vicenda dei 49 milioni sottratti dal suo partito, come scrivono i magistrati, «con artifici e raggiri». E cerca di far scordare agli italiani che solo poche settimane fa ha chiesto e ottenuto dal Senato di ricorrere all’immunità parlamentare per bloccare il processo relativo alla nave Diciotti.

Il ministro dell’Interno, inoltre, perché non ha prontamente avanzato la medesima richiesta, quella di tornare alle urne, quando scattarono le prime inchieste contro il governatore della Lombardia Formigoni sostenuto anche dalla Lega? O perché non ha insistito per far rivotare i romani e i torinesi quando le sindache di quelle due città sono finite sotto indagine? Il problema, infatti, riguarda anche il Movimento 5Stelle. Di Maio, come prevedibile, ha colto lo scandalo umbro per farne un’arma da campagna elettorale. Eppure gli stessi argomenti non sono utilizzati per Chiara Appendino, prima cittadina di Torino. Eppure la sindaca pentastellata è sotto inchiesta in ben due processi. Nel primo, quello per il disastro di Piazza San Carlo, è addirittura accusata di omicidio colposo. Nel secondo per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico.

Virginia Raggi è stata prima indagata e poi liberata dalle inchieste, ma il suo presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, è in carcere per corruzione. In uno Stato di diritto, le sentenze si aspettano e si affidano ai magistrati. I partiti devono avere la forza di prevenire i processi e smacchiare ogni alone di sospetto con i buoni comportamenti. Ma devono farlo tutti.

Sorgente: Caso Umbria, tutti i partiti facciano i conti | Rep

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