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di Fausto Anderlini – 28 marzo 2019

Stupefacente Rampini

Mio coetaneo cominciammo assieme nei ’70 a collaborare con Rinascita e Città Futura. Ci fu un periodo in cui Adalberto Minnucci, allora direttore di Rinascita, voleva portarmi nella redazione del settimanale, ma la cosa andò a male per certi equilibri politici che lo vedevano sfavorito. Il Pci era una struttura quasi accademica, Ogni barone aveva i suoi protetti. Rampini invece entrò, anche perchè poteva contare su una certa vicinanza al sito (frequentava i corsi di Federico Caffè alla Sapienza). Da allora la sua scalata ai piani alti del giornalismo è stata costante, lineare e significativa. E con merito, per quanto è bravo.

Adesso ha una doppia nazionalità, vive in California e fa il pendolare con i talk show italiani, mentre io son qui che scrivo i miei cazzeggi in pigiama. Inutile dire che l’invidio. Ma senza acredine, come si deve verso chi ha sfruttato al meglio il suo talento.

E tuttavia questa sua ultima fatica editoriale e l’intervista che la pubblicizza hanno qualcosa di stonato. Sostanzialmente dice le stesse cose di Fassina, sebbene con uno stile più colto e accattivante. Con molte di esse si può convenire, a parte certe inversioni di causa ed effetto abbastanza aberranti. Critica la linea pro-immigrazione della ‘sinistra’, ad esempio, con una tale enfasi da giungere ad imputare all’immigrazione lo scardinamento del mercato del lavoro, rasentando posizioni non molto distante da Salvini. Una tesi palesemente falsa, almeno in via storico-cronologica. Giacchè l’immigrazione si è inserita in un sistema già largamente compromesso, anche per l’abbandono da parte della sininstra, dopo la sconfitta sul referendum sulla scala mobile, dei presidi politici connessi al sistema delle garanzie sociali. L’erosione salariale e il peggioramento delle condizioni di lavoro non sono state causate dagli immigrati, ma dal vero e proprio abbandono dei temi dell’eguaglianza sociale. Ed è lì che si è creata la frattura dove alla fine è passata la destra di Salvini, come in molte democrazie occidentali. Senza questa specificazione si rischia il paradosso di riprendere il discorso egualitario della redistribuzione discriminando gli immigrati. Non il migliore dei modi, anche volendo scontare per realismo qualche percento di universalismo.

Ma quello che veramente stona è il modo con cui egli mette a critica la ‘sinistra’ senza passare per un minimo di autocritica. Solo due anni fa, negli stessi talk show, Rampini si era presentato come un campione della neo-sinistra liberal, europeista e riformista. Nel referendum costituzionale era schierato vivacemente, per conto del suo giornale, dalla parte del Si. Dei temi che adesso agita, e allora ampiamente dibattuti dalla sinistra retrò con la quale polemizzava, non c’era il minimo sentore. Anzi ! Ecco per un uomo che mena vita cosmopolita fra almeno due nazioni una sana capacità autocritica, anche all’insegna dell’autoironia, sarebbe, malgrado il jet lag, il minimo di decenza da aspettarsi.

L’intervista di Federico Rampini

Sorgente: Stupefacente Rampini: ‘Abbiamo avuto Mazzini e Garibaldi, padri della sinistra italiana. Non è fascismo amare la propria nazione’ – nuovAtlantide.org

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