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Via libera all’accordo tra i Caf e l’Inps anche se l’ente previdenziale è ancora senza il presidente e la misura cambierà in Parlamento

ROMA – Si parte domani con le lettere A e B. Il 13 marzo tocca ai cognomi S-Z. Poste cerca di scaglionare l’afflusso di cittadini pronti a presentare la domanda per il reddito di cittadinanza con un calendario alfabetico affisso in ogni ufficio. Ma certo nessuno sarà rifiutato, anche se arriva nel giorno sbagliato. Vigilia agitata per la misura cardine dei Cinque Stelle. E non è solo questione di confusione e code, pur prevedibili. Niente è davvero in ordine. Chi fa domanda – online, alle Poste o ai Caf – tra il 6 e il 31 marzo e spera di incassare i primi soldi in aprile sulla card gialla, come tante volte ripetuto dal ministro Luigi Di Maio, si metta l’anima in pace.

Arriveranno nei primi di maggio, lo ricordano i Caf (ma con l’arretrato di aprile). E lo dice il decretone che fissa in 10 giorni lavorativi il tempo per l’invio delle domande tra Poste o Caf a Inps. E poi in un periodo tra 5 e 30 giorni quello a disposizione di Inps per verificare i requisiti – presumibilmente entro il 26 aprile per le domande di marzo – e dare l’ok finale.

Non è l’unica “sorpresa”. I requisiti stessi per l’accesso al reddito sono destinati a cambiare nel corso dell’esame alla Camera del provvedimento. E quando il decreto sarà convertito in legge, entro il 28 marzo, Inps dovrà ristampare i moduli delle domande. Così che ci sarà un primo e un dopo. Immigrati, divorziati, separati potrebbero rinunciare al reddito per i paletti più rigidi su patrimonio e residenza, ad esempio. Gli stessi Centri di assistenza fiscale – che ieri hanno approvato sul filo di lana l’accordo con Inps: 15 milioni in più sul 2019 – in realtà lavoreranno sulla fiducia.

L’Inps non ha ancora un rappresentante legale. Il decreto di nomina di Pasquale Tridico a commissario e poi presidente dell’istituto di previdenza non c’è ancora. Bloccato dal confronto aspro tra Lega e M5S sul ruolo di Mauro Nori che dovrebbe essere il sub-commissario e poi il vice. E fintantoché il decreto di nomina non è firmato dai ministri Di Maio (Lavoro) e Tria (Economia), l’Inps è senza testa. Il verbale d’intesa siglato l’1 marzo dalla Consulta dei Caf e – in rappresentanza di Inps – da Maria Grazia Sampietro e Giuseppe Conte è solo un accordo di massima. La convenzione con i Caf è tutta da adottare, quando ci sarà qualcuno che può firmarla.

“I Caf sono pronti a dare informazioni, orientamento e assistenza e anche ad ammonire i cittadini sui rischi” delle autocertificazioni, prova a stemperare il coordinatore della Consulta Mauro Soldini. Ma “per favore, non venite tutti insieme il 6 marzo”, raccomanda con un filo di ansia. “Abbiamo tempo come Caf fino al 15 aprile per inviare le domande”. Per niente tranquille neanche le Regioni. L’intesa con il governo sui navigator ancora non esiste. “Non possiamo assumere 6 mila co.co.co con un quizzone”, ripete Cristina Grieco a nome di tutti gli assessori regionali. “Le competenze costituzionali delle Regioni, in una materia concorrente come il lavoro, non possono essere scavalcate. Siamo disponibili a ragionare, ma se le nostre condizioni non venissero accolte si apre uno scenario di conflitto”. Nessun contatto con il nuovo presidente di Anpal, Mimmo Parisi: “Non ci ha mai cercati”, conferma Grieco.

Anche Cgil, Cisl e Uil – ieri in audizione alla Camera – chiedono al governo di essere ricevuti per parlare quanto prima della situazione nei centri per l’impiego (dopo il primo contatto “esplorativo” di ieri con il sottosegretario Cominardi). Non ci sono solo i 6 mila navigator e lo scontro con le Regioni che rischia certo di avere un “impatto negativo” sulla “buona riuscita della misura”. Ma anche i loro “colleghi” – 654 precari storici – in Anpal Servizi da stabilizzare prima di imbarcarne altri 6 mila e diventare “la terza più grande azienda di Stato con il 93% di precari”. A questi si aggiungono le altre assunzioni programmate di operatori nei centri per l’impiego, ancora bloccate: 1.600 ereditate dai governi passati e finanziate per due anni con i fondi europei e 4.000 disposte dalla legge di bilancio. In entrambi i casi il ministero del Lavoro deve ripartire le quote per le singole Regioni così che queste possano avviare i concorsi.
Sorgente: Reddito di cittadinanza: da domani le domande ma assegno solo a maggio | Rep

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