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I resti del bus

L’autista 46enne che ha dirottato un bus con a bordo 51 studenti e degli insegnanti per poi dargli fuoco aveva alle spalle una condanna per abusi sessuali ai danni d’un minore

di Pierpaolo Lio

C’erano due «macchie» nel passato dell’autista Ousseynou Sy. La sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza mentre era al volante della sua auto dodici anni fa a Brescia. E, soprattutto, una condanna di un anno — con sospensione della pena — per una denuncia del 2011 per abusi sessuali ai danni di un minore. Eppure ieri mattina Sy s’è seduto regolarmente al posto del conducente, come ogni giorno, su un mezzo carico di ragazzini di Crema che avrebbero dovuto percorrere i tre chilometri che separano la palestra dalla scuola, e invece si sono ritrovati in un incubo di oltre un’ora. Come sia stato possibile, è la domanda che è rimbalzata nelle teste di tutti man mano che si scavava nella vita dell’uomo di origini senegalesi, nato in Francia e diventato cittadino italiano, autista della società di trasporto pubblico locale Autoguidovie.

Mancate verifiche

La (assurda) risposta è una falla nel sistema. «Nessuno ci ha comunicato di questi fatti gravissimi, di cui apprendiamo solo ora», fanno sapere dalla società. Tantomeno lo stesso Sy ha aggiornato dei suoi guai il datore di lavoro. Autoguidovie si è limitata a chiedere il certificato penale al momento dell’assunzione, nel lontano 2004, quando la società è subentrata a un altro soggetto nel servizio di linea nel Cremasco. Da allora la fedina penale non è più stata verificata. Non è così ovunque, anche se in effetti manca un obbligo legislativo al riguardo. In altre società i controlli sono più stringenti: periodicamente il casellario giudiziario è passato al setaccio.

Il permesso di guida

Lo stesso silenzio ha affogato la sospensione della patente. Autoguidovie non ne è stata informata da Sy, né dalla motorizzazione civile, che non è tenuta a comunicarlo. «L’autista che si vede ritirata la patente quando è alla guida della propria macchina potrebbe non dire nulla e ad esempio mettersi all’improvviso in aspettativa», suggerisce un vecchio conducente. «Tra ministero e chi svolge un servizio pubblico ci dovrebbe essere uno scambio continuo di informazioni che invece manca», dice Corrado Bianchessi, direttore del personale della società.

L’idoneità

Per mettersi ai comandi di un autobus bisogna aver compiuto i 21 anni e, oltre alla patente di categoria «B», serve la licenza di guida «D». A questi documenti va aggiunta la Carta di qualificazione del conducente per il trasporto di persone («Cqc»), che attesta la formazione professionale. Al momento dell’assunzione, l’azienda verifica lo stato di idoneità psicofisica alla mansione, come previsto dal decreto ministeriale numero 88 del 1999. E le visite mediche accompagneranno poi tutta la vita lavorativa dell’autista, con controlli anche tossicologici periodici, sia programmati che a campione.

L’azienda

«Noi possiamo solo dire che aveva ben venticinque anni di servizio, di cui gli ultimi quindici alle dipendenze di Autoguidovie. Aveva sempre superato positivamente tutte le visite mediche periodiche e annuali. Non sappiamo spiegarci questo assurdo gesto», sottolinea con una nota in serata Camillo Ranza, presidente dell’azienda che conta oltre mille dipendenti, un giro d’affari di 135 milioni di euro e servizi di linea che spaziano da Pavia al sudest di Milano, fino alla Brianza. «Siamo addolorati e sconvolti», prosegue, e «ovviamente siamo emotivamente assolutamente vicini a tutti gli alunni e accompagnatori per la brutta e sconvolgente avventura loro occorsa e ci complimentiamo con le forze dell’ordine per il tempestivo ed efficacissimo intervento. In più di cento anni di vita, un fatto simile non era mai accaduto e speriamo non possa e non debba più ripetersi».

Sorgente: corriere.it

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