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La kermesse finisce per essere rappresentato da un feto di gomma che toglie ogni senso del sacro dalla vita, per tutti. Tra il macabro e il grottesco

by Luciana Matarese

Hai voglia a dire “non esiste alcun gadget del Congresso di Verona”. L’immagine del pupazzetto in gomma che riproduce un feto di undici settimane, scattata durante la prima giornata della kermesse mondiale dei pro-life, ha una forza iconica tale da vanificare le spiegazioni. “È un residuo della vecchia campagna che ha reso famosa l’associazione Pro-vita. Fu creata per aprire un dibattito sulla vita”, si sono come giustificati gli organizzatori della tre giorni dedicata alla vita che invece ha finito col ritrovarsi rappresentata nella foto di un feto di gomma, effigie che la vita la desacralizza. Tra il macabro e il grottesco, alla “Rocky Horror Show”.

E ancora. Hai voglia a prendere le distanze, a precisare che “è una follia sostenere che gli omosessuali vanno curati”, che la legge 194 sull’aborto “c’è e la rispettiamo”, e diramare comunicati per dire che il pensiero degli organizzatori nulla c’entra con l’omofobia. Hai voglia il Governatore del Veneto e padrone di casa, Luca Zaia, a ripetere che “La malattia è l’omofobia, non l’omosessualità”.

Il popolo di Verona, ultracattolico e anche se in pochi autorizzano a scriverlo, in gran parte politicamente vicini alla Lega, si è ritrovato nella Gran Guardia per il Congresso mondiale delle famiglie la pensa diversamente. E così al piano terra del palazzone che ospita l’evento – quasi dieci sale con tavole rotonde una via l’altra e i giornalisti confinati nella sala stampa invitati a seguire da due maxi schermi arrampicati su un pannello bianco – incontri Matteo Castagna, responsabile del circolo culturale “Christus rex traditio”, tre quattrocento tradizionalisti cattolici in tutta Italia, che dice: “Io sono per l’abrogazione totale della 194” e a proposito di unioni civili e omosessualità “andare a normare la sodomia vuol dire adeguare lo Stato a un atto peccaminoso. Altra cosa è il sodomita cattolico che si astiene, che medita e prega”. Al suo fianco, l’avvocato Abbondio Dal Bon annuisce. È di “Giuristi per la vita”, ospite al Congresso, e pure per lui la 194 va cancellata senza se e senza ma”.

Pareri condivisi da tanti di quelli che si sono ritrovati nel piazzale su cui affaccia l’Arena un po’ per curiosità un po’ per ritagliarsi i famosi quindici minuti di celebrità, chissà che uno dei tantissimi giornalisti presenti non lo intervistasse, sin dalla prima mattina.

Ancora prima che il leader del Family Day, Massimo Gandolfini, sferrasse l’attacco contro aborto e 194, tra i tre momenti più rilevanti di questa prima giornata, aperta dalla benedizione del Vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, che ha definito l’aborto “un delitto”.

Gli altri sono stati l’intervento del giornalista radiofonico Giuseppe Cruciani, che ha stigmatizzato la strumentalizzazione del convegno, “pur non essendo uno di voi”, e l’arrivo a sorpresa della senatrice del M5S Tiziana Drago – in serata ringraziata dagli organizzatori – che, nonostante lo scontro in atto sul Congresso delle famiglie tra Cinquestelle e Lega, coi primi determinati a mantenere le distanze e la ministra grillina Giulia Grillo che ha bollato l’evento come “estrema destra”, ha detto: “Ognuno di noi è libero. Ci sono senatori e deputati a favore della famiglia tradizionale. Bisogna tutelare i diritti di tutti e quelli dei bambini vengono prima di ogni cosa”.

Tutt’intorno mentre lo staff vigilava perché i giornalisti non oltrepassassero i confini della zona a loro riservata, i maxi schermi della sala stampa passavano le immagini dei dibattiti con gli ospiti italiani e stranieri – e la giornalista Eva Crosetta ha definito “virtuoso il modello sociale di sostegno alle famiglie presentato dall’assessore ungherese – il presidente e il vicepresidente della kermesse, Toni Brandi e Jacopo Coghe si dicevano a più riprese “soddisfatti”, era un roteare di relatori e ospiti. Sullo sfondo il senatore leghista Simone Pillon, primo firmatario del contestato ddl sulla riforma dell’affido condiviso – “La 194 va applicata soprattutto per la prima parte, che parla di tutela della gravidanza”, ha ripetuto -che sorride al sindaco di Verona, leghista pure lui Federico Sboarina. Ecco Maria Giovanna Maglie, la giornalista che le catalogazioni di moda definiscono sovranista – stessa sorte per Alessandro Sallusti, anche lui qui in Gran Guardia per moderare alcuni incontri e Maurizio Belpietro, che arriverà domani. “Non vorrei che l’aborto diventasse un rito laico festeggiamento invece che una opzione alla quale ricorrere come extrema ratio”, mi dice e Francesca Chaouqui, che l’ha accompagnata, fa sì con la testa. Ecco il governatore Zaia, che esce correndo e quasi travolge il gruppetto delle volontarie che pregano per convertire gli omosessuali. E poi c’è la suora che si ispira al modello di società russa e una signora arrivata con una statua della Madonna sottobraccio. E Daniele Engaddi, 6 figli e “una grande fede in Dio” che si accalorava al microfono di un giornalista perché “oggi il metodo anticoncezionale più praticato è il coito interrotto, ma il progetto del Padreterno è che uomo e donna provino piacere nell’Unione sessuale”. Inutili i tentativi di Giovanna, che lo ha sposato 42 anni fa, di interromperlo “perché vogliono farti dire altre cose”. Insegnante di metodi naturali, conoscenza e regolazione della fertilità – “siamo 800 in tutta Italia, ci sono dei centri in cui si insegnano queste pratiche”, sorride – dice che “l’aborto procurato è l’uccisione di una persona”. Quanto alle unioni civili “a me sembra che abbia avuto ragione chi ha sostenuto che lo Stato dovrebbe dire la sua quando si tratta di proteggere il futuro ossia i bambini. Nessuno nega a due uomini e a due donne di volersi bene, ma dalla loro unione non nascono bambini, quindi è senza futuro”.

Poco oltre una telecamera stringe su un libro. Si intitola “Mamma papà e il segreto della felicità”. Lo ha scritto Maria Chiara Nordio, che sorride ai giornalisti. “È la storia della piccola Carla, che si ritrova in una classe con bambini vestiti uguali e tristi, figli di coppie omogenotoriali – spiega Nicola Pasqualato – lei invece è felice perché ha mamma e un papà, il suo segreto è questo”. Arrivano da Treviso e presentano il libro “come una guida ai genitori che si trovano spiazzati di fronte alla teoria del gender. La famiglia è una, è quella naturale composta dai figli e da una mamma e un padre”.

Di libri contro il gender, libri che supportano la famiglia tradizionale ce ne sono molti negli stand allestiti dalle associazioni pro-life al piano interrato del palazzo, poco accessibile ai giornalisti. Titoli come “Genderacrazia nuova utopia”, “La famiglia è una sola”, ma pure “Sposati e muori per lei”, pubblicazioni critiche contro i tatuaggi “prezzo oscuro di una moda”, affastellati accanto ai gadget pro vita, cumuli di spillette a forma di piedini di neonato, una pezzetta per gli occhiali in una bustina con tanto di foto del Papa e la scritta “Fede e terapia ferite dell’anima, genitori in cerca di guarigione”. La fede guarisce anche dall’omosessualità, sostiene più d’uno degli ospiti qui al Congresso. E tra loro non manca chi dichiara apertamente la sua fede politica, la vicinanza ai valori della Lega di Matteo Salvini, che il deputato di Russia Unita, Victor Kubarev, ha annoverato tra i “molti amici in Europa. La Lega e Matteo Salvini – ha spiegato Kubarev – dicono che i valori tradizionali sono importanti e noi condividiamo questa visione”. “Alla Lega dal Congresso di Verona si chiede di tutelare la vita contro aborto e eutanasia”, è il pensiero condiviso da molti qui alla Gran Guardia. Domani – “è tutto confermato”, garantiscono gli organizzatori – interverranno il vicepremier Matteo Salvini e i ministri, leghisti come lui, Lorenzo Fontana e Marco Bussetti. Fuori dal palazzo si svolgerà invece la contromanifestazione organizzata da associazioni femministe, sigle sindacali e comitati. Tra gli ospiti del Congresso, c’è chi non vede l’ora. Come Matteo Castagna. “Con la presenza di Salvini, Fontana e Bussetti – sorride – cioè di una parte considerevole del Governo, che rappresenta la maggioranza degli italiani, viene istituzionalizzata l’unicità della famiglia composta da padre, madre e eventualmente dai figli. Questo fa piacere a noi, ma fa schiumare di rabbia i nostri oppositori che domani manifesteranno”. Intanto, è calata la sera su piazza Bra e sul primo giorno del Congresso mondiale delle famiglie. Ce ne saranno altri due e chissà se quel “concentriamoci sulla vita”, affidato all’ultimo comunicato degli organizzatori riuscirà a far dimenticare l’immagine di quel feto di gomma, che rimanda a tutt’altro che alla vita.

Sorgente: Il congresso di Verona diventa Rocky Horror Show | L’Huffington Post

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