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Per quanto per alcune sconcertanti, la discesa in campo di Zingaretti nella guerra per il Tav potrebbe riaprire i giochi a sinistra visto che il “campo largo” sarà occupato da montagne di detriti amiantiferi di cantieri controllati dalle mafie del cemento e sconquassato dai binari dell’alta velocità.  Tuttavia, dopo De Magistris, anche PaP si tira fuori dall’ipotesi di una lista unitaria della sinistra d’alternativa per le prossime europee. Motivazioni diverse: da un lato il sindaco di Napoli non è riuscito a darsi il contegno di leader del quarto polo prima che sorgesse l’astro di Zingaretti, quel che rimane di PaP invece è statpo attraversato da un intenso dibattito tra chi avrebbe provato a correre, e chi ha alzato l’asticella delle discriminanti finché i potenziali soci non hanno lasciato il tavolo vista l’abbondanza di offerta, sia Verdi che Rifondazione, infatti, possono scendere in campo senza passare per le forche caudine (inventate da Veltroni) della raccolta firme. E il partito, nato dalla “deflagrazione” della coalizione che prese parte alle scorse politiche, quasi sicuramente non sarà in lizza: «la dimensione della nostra organizzazione e la realtà in cui operiamo, la mancanza di movimenti sociali che possano spingere il nuovo a nascere, non ci consentono ancora di sfidare la soglia delle 180mila firme».

La versione dell’ addio di PaP è consegnata ad una lunga nota prodotta dal coordinamento nazionale: «Nonostante tutti i nostri tentativi di dare seguito al mandato affidatoci dalla nostra base, prendiamo atto, anche a seguito delle dichiarazioni del sindaco de Magistris che ha deciso di ritirare la sua disponibilità a una candidatura, che non ci sono le condizioni per costruire questa coalizione». Ripercorrendo le fasi che hanno portato a questa decisione, partendo dal voto online di più o meno 2mila attivisti che a gennaio hanno indicato in maggioranza la volontà di partecipare alle europee in coalizione con de Magistris, movimenti sociali e altri soggetti della sinistra, PaP ricorda «l’abbandono di Diem25 e di Possibile, che hanno rifiutato di sedersi al tavolo con noi accusandoci curiosamente di sovranismo (noi che siamo internazionalisti!), e hanno virato velocemente verso un dibattito con il liberale Pizzarotti e con i centristi Verdi di Bonelli».

Altro veto alla presenza di Potere al Popolo, riferiscono dal coordinamento nazionale, sarebbe arrivato da «Altra Europa e Sinistra Italiana» per i quali «saremmo stati colpevoli di insistere troppo sul tema dei trattati europei. In realtà, oltre a questo problema di carattere teorico, c’era un’altra motivazione più spicciola: avevamo infatti scoperto la volontà, da parte di Sinistra Italiana, di candidare Cofferati, il sindaco sceriffo di Bologna, già due volte europarlamentare, eletto con il Pd e seduto nelle file dei socialisti europei». L’ultimo incontro è avvenuto «quando si era creata una convergenza con Dema, Prc, Pap e altre esperienze civiche e sociali. La presentazione della lista però, a causa dello sbarramento delle 180mila firme, era possibile solo attraverso l’utilizzo del simbolo del Partito della Sinistra Europea». La disponibilità di questo simbolo, proseguono gli attivisti di Potere al Popolo, «è nelle mani di Rifondazione Comunista, che al momento di chiudere si è riservata di confrontarsi ulteriormente con Sinistra Italiana e l’Altra Europa, con le quali condivide lo stesso orizzonte politico europeo. Nelle successive settimane non abbiamo registrato interesse a riprendere il confronto».

Rifondazione Comunista, l’ultima delle forze fondatrici ad abbandonare PaP, per ragioni di forma e contenuto, «ha deciso – secondo PaP – di mettere su una lista simile a quella delle europee del 2014, con Altra Europa e Sinistra Italiana, nonostante Si in molte elezioni amministrative e regionali si sia appena presentata e si presenterà con il Pd. Si tratta di una scelta a nostro avviso del tutto sbagliata, che ha già portato a sconfitte», scrive sempre il Coordinamento nazionale di PaP. Rifondazione Comunista detiene la disponibilità del simbolo del Partito della Sinistra Europea, che permette di evitare la raccolta delle 180mila firme necessarie per presentarsi alle europee. Secondo PaP, il Prc «invece di costruire un punto di vista autonomo, davvero innovativo e vicino alle classi popolari, che abbia dalla sua le Case del Popolo, l’interessante esperienza napoletana e di tante liste civiche, mira a riciclare un ceto politico per arrivare probabilmente a una ricostruzione del centrosinistra per le prossime elezioni politiche».

Rifondazione rilancia

Nelle stesse ore domenicali in cui si riuniva il parlamentino di Pap, anche la direzione nazionale del Prc esprimeva «preoccupazione per il ritardo con cui si va determinando un processo unitario delle formazioni della sinistra antiliberista in vista delle elezioni europee. Purtroppo va constatato che incertezze, settarismi e veti hanno frenato il percorso». Per questo Rifondazione prende l’iniziativa di proporre la presentazione di «una lista unitaria della sinistra antiliberista mettendo a disposizione i simboli della Sinistra Europea e del nostro gruppo parlamentare “Sinistra unitaria europea- Sinistra verde nordica” GUE/NGL. La piattaforma programmatica del Partito della Sinistra Europea e il carattere plurale del GUE costituiscono un punto di partenza unitario nella chiarezza della collocazione in Europa». L’obiettivo è quello di una «larga confluenza dai chiari contenuti programmatici, in cui il pluralismo delle posizioni presenti non sia di ostacolo alla costruzione unitaria della lista, così come accade in tanti altri paesi europei. Lavoriamo per coinvolgere tutte le soggettività politiche, sociali, civiche che condividono la necessità di creare un terzo spazio e una coalizione che abbia un profilo politico generale di lotta al neoliberismo e ai nazionalismi xenofobi. Un profilo quindi autonomo ed alternativo agli altri poli politici ed in grado di proporre una alternativa sociale, culturale e politica in Italia e in Europa. Rifondazione ritiene necessario che la lista «venga costruita in forme democratiche e partecipate, con l’organizzazione di assemblee territoriali da tenersi in tempi strettissimi. Non vi è più tempo per estenuanti discussioni e invitiamo tutti gli interlocutori interessati a questa prospettiva politica a cogliere l’urgenza della fase».

Nel lanciare la sua proposta il Prc chiede «una coerenza fra le scelte fatte in campo europeo e quelle che poi si realizzano nei territori a cominciare dalla prossime scadenze elettorali amministrative e regionali in Piemonte, che si svolgeranno nello stesso giorno delle europee», un messaggio rivolto a Sinistra Italiana che già nelle recenti regionali di Sardegna e Piemonte ha lasciato a piedi il Prc.

Sorgente: Europee, PaP non ci sarà e il Prc rilancia l’appello – Popoff Quotidiano

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