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(a perdere, come sempre, sono i popoli oppressi, quello curdo e quello palestinese)

 

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Stando a quanto riferiva AFP, mercoledì 13 marzo si è tenuta una replica della sceneggiata “chi è più fascista di chi?” interpretata periodicamente da Recep Tayyip Erdogan e da Benjamin Netanyahu. Impossibile stabilire che recitasse da protagonista e chi da antagonista. Del resto i ruoli, almeno per questi ineffabili personaggi, sono intercambiabili.

I due dirigenti Erdogan e Netanyahu (rispettivamenteturco e israeliano) sono entrambi in campagna elettorale. E si vede.

L’ultimo scambio di invettive è stato a base di accuse tipo “massacratore di bambini” (Erdogan verso il primo ministro israeliano) oppure “genocida dei curdi” (Netanyahu verso l’esponente turco). Entrambe vere – da un certo punto di vista – e dimostrabili con dati alla mano.

Che non venga a darci lezioni. Stai ben attento Netanyahu. Tu sei un tiranno” aveva detto Erdogan durante un comizio a Ankara (in vista delle elezioni locali turche del 31 marzo mentre per Netanyahu si tratta delle legislative del 9 aprile) dopo che l’israeliano lo aveva definito “un dittatore”.

Erdogan aveva accusato l’avversario di aver “massacrato bambini palestinesi“ definendolo anche “ladro” (un riferimento alle recenti accuse di corruzione).

A innescare l’ultimo contenzioso erano state alcune dichiarazione di Netanyahu per cui Israele non sarebbe lo Stato-nazione di tutti i suoi cittadini ma “unicamente del popolo ebraico”. Mettendo di fatto (in base alla controversa legge votata lo scorso luglio dal parlamento) ai margini l’intera comunità arabo-israeliana. Affermazioni che il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, aveva stigmatizzato come “razzismo palese”.

Pronta la replica del primo ministro israeliano che ha ricordato come le carceri turche siano al momento “piene di giornalisti e di magistrati”. Aggiungendo in un secondo momento che Erdogan “spedisce migliaia di oppositori politici in prigione, opera un vero genocidio nei confronti dei curdi e occupa Cipro-nord”.

Per non essere da meno, Erdogan aveva evocato i recenti scontri tra la polizia israeliana e palestinesi sulla spianata delle Moschee (a Gerusalemme), un luogo sacro dove – secondo l’esponente turco – all’esercito e alla polizia non dovrebbe nemmeno essere consentito di entrare.

Aveva poi rivendicato il fatto che in Turchia nessun ebreo era mai stato perseguitato e che “noi non abbiamo mai fatto a una sinagoga quello che voi state facendo (sempre in riferimento alla spianata delle Moschee nda)”.

Per concludere definendo Israele come “lo stato più fascista e più razzista del mondo”. Detto da uno che se intende.

Ovviamente la polemica a distanza è destinata a riaccendersi e alimentarsi con nuovi pretesti; almeno fino alla conclusione delle rispettive campagne elettorali. Poi si vedrà.

Gianni Sartori

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