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Etiopia e Cina bloccano a terra gli aerei dello stesso modello di quello precipitato. Si indaga sulle cause dell’incidente: i radar hanno registrato una “velocità verticale instabile”. Nella lista passeggeri del volo anche otto italiani. La Procura di Roma apre un’inchiesta. Ritrovata la scatola nera

11 marzo 2019 Le compagnie aeree cinesi hanno ricevuto l’ordine di sospendere l’uso del Boeing 737 Max dopo l’incidente di ieri che ha coinvolto un modello di Ethiopian Airlines e causato la morte di 157 persone: 8 membri dell’equipaggio e 149 passeggeri. Lo riporta la rivista finanziaria Caijing, citando fonti vicine a dossier in merito alla mossa della Civil Aviation Administration of China, l’Authority di settore. Quello di ieri è il secondo incidente per il Boeing 737 Max 8, a cinque mesi da quello della Lion Air verificatosi in Indonesia, in cui persero la vita 189 persone. Anche Ethiopian Airlines ha bloccato tutti gli aerei Boeing 737 Max, cioè quelli dello stesso modello precipitato ieri 6 minuti dopo il decollo. A renderlo noto la compagnia aerea in un tweet. “A seguito del tragico incidente del 10 marzo – si legge – Ethiopian Airlines ha deciso di tenere a terra tutti i Boeing737 Max. Non si conoscono ancora le cause della sciagura – prosegue la nota – e la decisione è presa in via precauzionale. La compagnia – conclude il comunicato – diffonderà ulteriori informazioni non appena disponibili”. Sono state, intanto ritrovate le scatole nere del Boeing. Lo ha reso noto la compagnia. I dispositivi recuperati sono in particolare il “registratore di voce della cabina di pilotaggio ed il registratore digitale dei dati di volo”. “Si presume che la causadell’ incidente si trovi nei dati della scatola nera”, ha spiegato la compagnia, ricordando di aver “sospeso immediatamente le operazioni commerciali di tutti gli aeromobili Boeing 737-Max 8 dopo il tragico incidente”. Enac: tre B737 Italia seguono prescrizioni In relazione all’incidente “l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile informa che gli aeromobili di questo modello nella flotta italiana sono 3, in uso alla compagnia Air Italy. Dalle verifiche condotte dall’Enac si conferma che il vettore italiano opera in piena osservanza delle prescrizioni operative” emesse dal costruttore Boeing e approvate dall’ente americano Federal Aviation Administration, dopo l’analogo incidente in Indonesia nell’ottobre 2018. Le prescrizioni riguardano sia la formazione dei piloti, sia l’aggiornamento dei manuali di volo”, precisa l’Enac. L’Ente fa quindi sapere di essere in contatto con la “EASA -European Aviation Safety Agency, Agenzia europea per la sicurezza aerea, per le eventuali determinazioni europee in merito a tale tipologia di velivoli”. Corea del Sud apre indagine sull’aeromobile La Corea del Sud ha lanciato una indagine “precauzionale” sul Boeing 737 Max 8 dopo l’incidente di ieri. Un team di 4 tecnici ha visitato la Eastar Jet, compagnia locale low cost, avviando accertamenti sul pilota automatico e altri sistemi. Oh Sung-oun, direttore della Divisione aeronavigabilità del ministero dei Trasporti, l’esame finirà venerdì e non ci sono al momento piani per tenere a terra i B737 Max, riferisce l’agenzia Yonhap. Air Italy, su B737 conformi a disposizioni “Per la nostra compagnia aerea, la sicurezza dei nostri passeggeri è da sempre la principale priorità. Con riguardo al B737 Max 8 e a tutti gli aeromobili operativi in flotta, la compagnia si trova in piena conformità con le disposizioni delle autorità aeronautiche e alle procedure operative e direttive del costruttore”. Lo afferma in una nota Air Italy, che in flotta ha 3 Boeing 737 Max 8. “La compagnia è in costante contatto con le autorità e ne seguirà le direttive con l’obiettivo di garantire un servizio improntato alla massima sicurezza del volo”, aggiunge la nota. I sindacati scrivono ad Air Italy per chiedere informazioni dettagliate sulla presenza in flotta di aerei Boeing 737 Max. FiltCgil, Fit Cisl, Uil trasporti e Ugl Trasporto aereo chiedono “con cortese ma estrema sollecitudine che vengano fornite informazioni dettagliate sulle azioni concrete, sia di carattere operativo che tecnico ed addestrativo” Boeing: nessuna indicazione da dare a operatori Boeing non ha nuove indicazioni da dare dopo l’incidente del B737 Max di Ethiopian Airlines. Sulla messa a terra del suo modello, il gruppo Usa dice in una nota che la sicurezza “è la nostra priorità principale” e che “stiamo prendendo ogni misura per capire in pieno gli tutti aspetti dell’incidente, lavorando in stretto contatto con i team investigativi e tutte le Authority coinvolte”. L’indagine “è alle sue fasi iniziali, ma a questo punto, secondo le informazioni disponibili, non abbiamo alcuna base per dare indicazioni agli operatori”. Easa: verifiche in corso, ma presto per decidere L’agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) sta “monitorando da vicino” la situazione dopo l’incidente aereo che ha coinvolto un aereo Boeing 737 Max della Ethiopian Airlines. Lo ha detto un portavoce, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. E’ troppo presto per fornire indicazioni alle compagnie europee, o per agire, ha detto il portavoce. L’Easa è in contatto con l’autorità americana Federal Aviation Administration (Faa) e con le autorità etiopi. Procura di Roma apre un’inchiesta La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alla morte di otto italiani nel disastro aereo del boeing 737 della Ethiopian Airline. Il procedimento, coordinato dal procuratore Giuseppe Pignatone, è al momento senza indagati e ipotesi di reato. Codacons: diffida all’Enac per blpccare Boeing 737 max Il Codacons ha inviato una diffida all’Enac per “bloccare in modo categorico tutti i decolli dei Boeing 737 Max dagli scali italiani e di avviare verifiche urgenti circa la formazione dei piloti, con particolare riferimento alla compagnia Air Italy – con sede a Olbia – che avrebbe già nella propria flotta il modello di velivolo protagonista dell’incidente e ne avrebbe ordinati un totale di 20”. “Considerato il precedente incidente del tutto analogo avvenuto in Indonesia e le notizie circolanti circa la mancanza di formazione dei piloti sul software che corregge le operazioni di volo, devono essere adottati immediati provvedimenti a tutela della sicurezza del trasporto aereo”, afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi Ripercussioni in Borsa Forti oscillazioni al ribasso per i titoli di Boeing nelle contrattazioni che precedono l’apertura di Wall Street. Le possibili cause Intanto, si cercano di capire le cause del drammatico incidente. Secondo quanto dichiarato dal Ceo di Ethiopian Airlines, Tewolde Gebremariam, nel corso di una conferenza stampa, i radar hanno registrato una “velocità verticale instabile”: il comandante Yared Getachew, nato in Etiopia ma di cittadinanza keniota, “ha chiesto ai controlli di volo di potere tornare indietro perché aveva rilevato dei problemi, ed era stato autorizzato a farlo”. Ma non sarebbe solo questo il problema. In una ricostruzione pubblicata oggi dal quotidiano Il Messaggero, si parla dei documenti di Faa (agenzia federale dell’aviazione degli Stati Uniti) e Boeing, diffusi a novembre dopo l’incidente in Indonesia in cui si parlava del sistema anti-stallo poiché si disse che l’equipaggio dell’aereo in quel caso non risultava “adeguatamente addestrato”. Nei documenti si ricordava che “per evitare che l’aereo vada in stallo con un determinato angolo di attacco i sensori fanno scattare gli equilibratori, di fatto agiscono automaticamente abbassando il muso. Se però il sensore registra in realtà un dato sbagliato, ci sono delle procedure da seguire per mantenere l’assetto di volo giusto. Il Wall Street Journal, sempre a novembre, riportò le accuse di un sindacato di piloti secondo cui Boeing non ha comunicato con efficacia le nuove procedure da seguire”. L’ipotesi di un difetto nel software dell’ “inviluppo di volo” Un difetto nel software che gestisce i dati relativi al sistema di protezione dell’inviluppo di volo, ossia la relazione fra l’angolo di attacco dell’ala, la velocità del velivolo e il flusso di aria che lo circonda: è questa ad ora una delle ipotesi più accreditate sulle cause dell’incidente. Ma per sapere ciò che è avvenuto ad Addis Abeba bisognerà aspettare la conclusione dell’inchiesta. Le vittime dell’incidente La Farnesina ha confermato la presenza di 8 connazionali sull’aereo: “L’Unità di Crisi, attivata fin dai primi momenti, rimane in stretto contatto con le famiglie per continuare a prestare loro ogni possibile assistenza”, si legge in una nota. Tra le vittime italiane anche l’Assessore ai Beni Culturali della regione siciliana Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Sovrintendente del Mare della Regione. Tusa era diretto in Kenia, per un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del museo d’arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo. “Sono distrutto – dice il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci – è una tragedia terribile, alla quale non riesco ancora a credere: rimango ammutolito. Perdo un amico, un lavoratore instancabile, un assessore di grande capacità ed equilibrio, che stava andando in Kenya per lavoro. Un uomo onesto e perbene, che amava la Sicilia come pochi. Un indimenticabile protagonista delle migliori politiche culturali dell’Isola”. Altri tre italiani a bordo – due uomini e una donna – erano di Bergamo: si tratta del presidente della Onlus bergamasca Africa Tremila Carlo Spini, 75 anni, di sua moglie Gabriella Viciani, infermiera, e del tesoriere dell’associazione Matteo Ravasio. “La notizia è confermata ed è tremenda”, scrive il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. I tre “erano sul Boeing 737 della Ethiopian Airlines decollato da Addis Abeba e diretto a Nairobi, in Kenya. Dovevano raggiungere il Sud Sudan”. “Conosco Africa Tremila per essere stato ospite dell’associazione, molto nota a Bergamo. Sono molto addolorato e esprimo alle famiglie il mio cordoglio personale e quello di tutta l’amministrazione comunale. Sono vicino anche a tutti i membri dell’associazione”. Tra le vittime nel disastro aereo c’è anche Paolo Dieci, residente a Roma, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane, in particolare 14 ong: Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Gvc, Icu, Intersos, Lvia, Medici con l’Africa Cuamm, Ccm, Elis, World Friendss, Ciai e Amref. Lo si apprende da fonti del Terzo settore. Ci sono anche i nomi di Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell’Onu, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti nella lista degli italiani che erano a bordo del volo dell’Ethiopian Airlies precipitato oggi. Lo si apprende da fonti diplomatiche. Farnesina, bandiere a mezz’asta per le vittime “Quale omaggio alle vittime del disastro aereo in Etiopia che collaboravano con i programmi perl’Africa del MAECI, su disposizione del Ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, le bandiere del Palazzo della Farnesina sono oggi a mezz’asta”. Lo rende noto la Farnesina sul suo profilo Twitter. Mattarella: “Paese riconoscente per l’impegno delle vittime” Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella manifesta dolore per la tragedia area. “La tragedia aerea in Etiopia, che ha visto 157 vittime e fra esse 8 connazionali, mi addolora profondamente. Il Paese guarda con riconoscenza al loro impegno professionale e di vita, speso sul terreno della cultura e dell’archeologia, della cooperazione, di organizzazioni internazionali a servizio dello sviluppo umano. Nel rendere omaggio alla loro memoria – aggiunge il capo dello Stato- rivolgo sentimenti di partecipazione e cordoglio ai familiari delle vittime e alle istituzioni che hanno visto il loro impegno”. Fico: cordoglio per tutte le vittime “Al di là degli italiani che erano a bordo e che facevano un lavoro importante, particolare, difficile e anche umanitario, c’è il cordoglio per tutte le vittime dell’incidente aereo. Sicuramente una brutta giornata”. Lo ha detto all’Università degli Studi di Salerno, il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, parlando dell’incidente aereo. Papa Francesco: prego per le anime delle vittime e per i loro parenti “Avendo appreso con tristezza dell’incidente aereo della Ethiopian Airlines, Sua Santità Papa Francesco prega per le vittime di varie nazionalità e raccomanda le loro anime alle grazie del Signore. Papa Francesco porge sentite condoglianze alle famiglie delle vittime, e invoca per chi piange queste tragiche perdite la benedizione divina forza e consolazione”. Così si legge nel telegramma inviato dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano per le vittime dell’incidente Le nazionalità delle vittime La compagnia aerea Ethiopian Airlines ha indicato che a bordo, oltre a 8 italiani, c’erano 32 kenyoti, 18 canadesi, 9 etiopi, 8 cinesi, 8 statunitensi, 7 francesi, 7 britannici, 6 egiziani, 5 olandesi, 4 persone con passaporti dell’Onu, 4 indiani, poi persone provenienti anche da Slovacchia, Austria, Svizzera, Russia, Marocco, Spagna, Israele, Belgio, Indonesia, Uganda, Yemen, Sudan, Serbia, Togo, Mozambico, Rwanda, Somalia, Norvegia, Irlanda. L’Ethiopian Airlines La Ethiopian Airlines, di proprietà statale, è fra le maggiori compagnie aeree dell’Africa con una decina di milioni di passeggeri all’anno e 80 destinazioni internazionali servite. Il suo ultimo incidente di rilievo risaliva al gennaio 2010 quando un aereo era precipitato nel Mediterraneo poco dopo il decollo da Beirut, uccidendo le 90 persone a bordo. L’incidente più grave risale al novembre 1996 quando durante un dirottamento su un volo tra Addis Abeba e Nairobi i motori del velivolo si arrestarono perché si era esaurito il carburante e nell’atterraggio d’emergenza in mare il velivolo urtò la barriera corallina dell’Oceano Indiano. Morirono 123 delle 175 persone a bordo. Nel settembre 1988 un Boeing 737 in decollo da Bahir Dar urtò uno stormo di volatili: un reattore finì subito fuori uso e il secondo si spense durante la fase di atterraggio d’emergenza: morirono 31 dei 105 passeggeri.

Sorgente: Disastro aereo in Etiopia: le compagnie bloccano i voli del Boeing 737 Max – Rai News

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