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(Gianni Sartori)

Sembra un romanzo, un film. Ma è una storia vera. Conclusasi decentemente, diciamo così (“felicemente” sarebbe un abuso, visto quello che ha dovuto subire Leyla dopo essere stata rapita dai fascisti islamici). Un gesto eroico comunque quello compiuto, a proprio rischio e pericolo, dal fratello della ragazza. La conclusione risale a qualche mese fa, ma solo ora si è venuti a conoscenza della drammatica vicenda e dei particolari della liberazione della giovane yazida.

Leyla era stata sequestrata a Shengal – insieme a migliaia di donne e bambini yazidi – dalle milizie del soidisant “Stato Islamico” nell’agosto del 2014. Qui Daesh aveva compiuto un autentico genocidio assassinando uomini, anziani e ragazzi.

Dopo quasi due anni trascorsi in quella sorta di inferno – venduta e rivenduta varie volte come schiava sessuale – è riuscita a procurarsi un telefono e a mettersi – segretamente – in contatto con i familiari. Aveva quindi potuto informarli di trovarsi a Raqqa nelle mani di Abu Hamza, un mercante di schiavi.

Spacciandosi per un militante di Daesh alla ricerca di una schiava yazida (e rischiando ovviamente di venir ucciso se scoperto), il fratello ha raggiunto la città in mano agli integralisti dove è riuscito a “comprare” la sorella per 500 dollari (tra l’altro – pare – in parte falsi in quanto non possedeva l’intera somma).

A questo punto, camminando senza soste per tre giorni e tre notti, i due giovani sono riusciti a uscire clandestinamente dai territori occupati da Daesh per ricongiungersi con la famiglia.

Gianni Sartori

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