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Distrutte decine di baracche, ha perso la vita il senegalese Aldo Diallo, 25 anni. A Capodanno un altro incendio e a dicembre la morte del gambiano 18enne Suruwa Jaithe. La rabbia e la disperazione nella baraccopoli che accoglie centinaia di extracomunitari per la stagione degli agrumi

Di nuovo fiamme e morte nella tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Aldo Diallo, senegalese di 25 anni, è morto nell’incendio scoppiato questa notte tra le tende e le baracche improvvisate che ospitano centinaia di migrantii occupati come braccianti nella raccolta degli agrumi.

Decine di baracche sono state distrutte dalle fiamme e i migranti rimasti senza un tetto sono una settantina. E’ l’ennesima tragedia che vede come scenario il ghetto di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, dove ogni anno in migliaia accorrono per la stagione delle arance.  E dove sono frequenti i roghi per la presenza di materiali di scarto come legno e plastica usati per costruire le baracche e per i bracieri accesi durante la notte per riscardarsi.

All’alba un vertice con la Prefettura e le forze dell’ordine. E più che la dinamica dell’incendio, al centro della discussione l’esistenza stessa della tendopoli con l’impegno, finora non mantenuto, di smantellarla per attrezzare strutture dotate almeno dei servizi essenziali per ospitare i migranti-lavoratori.

Nella tendopoli ci sono ancora le tracce dell’altro incendio che si è sviluppato all’inizio di quest’anno, nella notte di Capodanno, e che ha distrutto una quindicina di baracche. Per fortuna senza vittime, come invece era accaduto un mese prima, nella notte del primo dicembre, dove tra i resti di una tenda è stato trovato carbonizzato il corpo del diciottenne gambiano Suruwa Jaithe, arrivato un anno prima in italia con il sogno di studiare.

Il dossier della morte si compone di altre tragedie. A gennaio 2018, un’altra ragazza, Becky Moses, è morta bruciata nella baracca in cui dormiva. Pochi mesi dopo è toccato a Soumayla Sacko, ammazzato a colpi di fucile mentre stava tentando di recuperare del materiale per costruire un riparo. Due anni prima a perdere la vita era stato Sekinè Traorè, 26enne maliano ucciso dal colpo di pistola sparato da un carabiniere.

Tutte le volte i migranti sostenuti dai sindacati sono scesi in piazza. “Non siamo bestie, qui si muore o di fuoco o di freddo”, hanno ripetuto. Ma la baraccopoli di San Ferdinando è sempre lì con il suo carico di rabbia e disperazione. E nel campo, oggi, c’è chi è pronto a dare vita a un corteo di protesta fino a San Ferdinando.

fotografia: I resti dell’incendio di Capodanno

Sorgente: Nuovo rogo nella tendopoli di San Ferdinando, muore un giovane migrante – Repubblica.it

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