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Ecco il Rapporto sull’Italia che la Commissione Ue approverà mercoledì: dalle misure simbolo del governo effetti negativi. E avverte: “Rischio contagio per l’eurozona”

Bruxelles. Nella manovra 2019 firmata dal governo Conte «non ci sono misure capaci di impattare positivamente sulla crescita di lungo termine». L’impietoso giudizio sulle politiche di Luigi Di Maio e Matteo Salvini arriverà mercoledì prossimo dalla Commissione europea. L’occasione sarà il cosiddetto Country Report, la pagella annuale sullo stato dell’economia dei singoli paesi della zona euro la cui bozza Repubblica è in grado di anticipare. Un documento corposo, quello dedicato all’Italia, un fascicoletto di una cinquantina di pagine che circola informalmente tra le capitali europee ed esamina, smontandole, le misure della manovra giallo-verde. I cui effetti, scrive Bruxelles, saranno nefasti per Pil, deficit e debito. Tanto da rendere l’Italia un fattore di «rischio contagio» per tutta l’eurozona.

Non c’è ancora la richiesta di una manovra bis, ma il Country Report ne getta le basi economiche e politiche. Con l’Italia che resta osservato speciale, sotto stretto monitoraggio Ue per gli squilibri della sua economia.
Il documento di Bruxelles – ancora passibile di modifiche – manda in soffitta le tesi del premier Conte, che prevede «un 2019 bellissimo», e di Luigi di Maio, profeta di un imminente «boom economico». La Commissione ha già abbassato le stime di crescita da qui a dicembre, con uno 0,2% che relega l’Italia a fanalino di coda dell’Unione. Ora spiega il perché del ritardo. Si parte da quota 100, che per Bruxelles non fa altro che «aumentare la spesa pensionistica e peggiorare la sostenibilità del debito». Inoltre «ha effetti negativi sul potenziale di crescita» poiché riduce la platea degli occupati. E mentre la manovra «aumenta il gap sulla produttività» tra Italia e resto d’Europa e non incide sugli investimenti, il governo Conte ha anche aumentato le tasse.

Così, «se la flat tax diminuisce le imposte sui lavoratori autonomi, in generale la manovra aumenta le tasse aggregate per le imprese». Come se non bastasse, l’Europa equipara le misure in manovra a un negativo «condono fiscale» Un quadro sfavorevole per la crescita, con la Ue che, come ogni anno, per spingere il Pil torna a lamentare la mancata riforma del catasto e a chiedere di spostare le imposte dai fattori produttivi alla proprietà. In sintesi, di rimettere l’Imu. Ma su questo punto Bruxelles non ha poteri cogenti.

Negativo anche il giudizio sul reddito di cittadinanza. L’Europa ricorda che per valutarlo pienamente bisogna attenderne l’implementazione, che può incappare in diverse «difficoltà». Tanto che la Ue non crede che avrà significativi effetti sul Pil e tantomeno aumenterà l’occupazione. E infatti in Italia «il rischio povertà rimane alto».

Il risultato di questa analisi sarà (negativamente) concreto per il Paese. Scrive la Commissione: «La bassa crescita e le politiche di bilancio del governo portano pressioni sul deficit nei prossimi anni. Lo scenario macroeconomico comporta rischi di deterioramento del deficit 2019 e ci sono rischi significativi su quello 2020». Con ripercussioni sul debito: «Aumenterà oltre il 132% del Pil».

Una deriva che porta con sé pericoli evidenziati nelle conclusioni del rapporto: «Non è previsto un aggiustamento a breve termine degli squilibri macroeconomici, che potrebbero anche peggiorare» se si considera che con l’attuale governo «lo slancio delle riforme nel 2018 è significativamente rallentato e anzi, ci sono rischi di regressione». Ragion per cui «il debito resta un alto fattore di rischio, la sua riduzione è compromessa dai piani di bilancio del governo che indeboliscono la ripresa e aumentano il costo del credito tanto che il debito italiano resta una potenziale fonte di contagio per tutta l’eurozona». In definitiva, «l’outlook economico è soggetto a rischi al ribasso amplificati dal contesto di bassa crescita indotto dai politici (le bellicose dichiarazioni autunnali di Salvini e Di Maio, che hanno spaventato gli investitori danneggiando il Pil, ndr) e dagli alti costi del debito».

Da qui la decisione di accompagnare il rapporto con una «revisione approfondita» degli «squilibri macroeconomici eccessivi» italiani. Non ci sarà l’avvio di procedura d’infrazione contro Roma, ma appare inevitabile che in primavera, finita la tregua per le europee, arriverà la richiesta di manovra bis. Per non parlare degli sforzi a cui sarà chiamato il Paese con la manovra 2020 per rimediare ai danni di quella attuale ed evitare il commissariamento.

Sorgente: repubblica.it

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