0 4 minuti 5 anni

Alt di M5S alla Lega: decida il Parlamento. Stefani: consapevoli che è un percorso lungo

I ministri del M5S non sono arrivati impreparati al ruvido confronto con i colleghi della Lega sull’autonomia regionale. Salute, Infrastrutture, Beni Culturali, Ambiente, Energia, Lavoro, Mezzogiorno: materia per materia, i grillini che siedono al governo hanno messo di traverso sul tavolo circolare del Consiglio dei ministri robusti paletti da piantare lungo la strada del regionalismo differenziato chiesto dai governatori leghisti del Veneto e della Lombardia e dall’Emilia a guida Pd. Una procedura che, per il M5S, sta andando avanti «troppo di fretta» e in «modalità troppo riservate».

La Lega, in un dialogo tra sordi, prova comunque a incassare: «Si è chiusa la fase tecnica, con un giorno di anticipo. Tutti i ministeri hanno dato un contributo», ha azzardato la ministra Erika Stefani (Affari regionali).

La posta in gioco nella maggioranza è altissima, anche perché si è innescata una contrapposizione tra Nord leghista e Sud grillino: «I tre disegni di legge che recepiranno le intese tra il governo e le tre regioni vanno considerati inemendabili», emerge tra le righe dei testi arrivati in consiglio dei Ministri che, secondo lo stesso Matteo Salvini, sono assimilabili al procedimento per le intese tra Stato e confessioni religiose diversa dalla cattolica (articolo 8 della Costituzione). Ma sul punto, il M5S non molla. E l’uomo ombra dei grillini che studia da sempre il dossier autonomie — il senatore napoletano Vincenzo Presutto, commercialista di rango, vice presidente della Bicamerale per il federalismo fiscale — arriva a dire che la «procedura proposta dalla Lega è incostituzionale» e che «i ricorsi alla Consulta sarebbero scontati: perché non si può imporre al Parlamento una semplice ratifica di un’intesa che limita i poteri delle Camere».

La frenata del treno dell’autonomia differenziata si intuiva già dalla lettura dell’ordine del giorno del consiglio dei ministri: «Comunicazioni in merito ai procedimenti in corso ai sensi dell’articolo 116…». Poi è arrivata una dichiarazione «difensiva» della ministra Stefani: «La procedura non prevede che il consiglio dei ministri voti i testi. Siamo consapevoli che il percorso è ancora lungo». Infine, poco prima che la ministra leggesse in consiglio la sua relazione, il M5S ha diffuso un report costi-benefici dell’autonomia regionale: «Il ruolo del Parlamento è a rischio. No a cittadini di serie A e di serie B. No alla secessione dei ricchi». E così, in un gioco di specchi, anche Salvini si è acconciato a dire «non ci saranno cittadini di serie A e B», annunciando un «vertice politico» con Conte e Di Maio.

Giuseppe Brescia (M5S), presidente della commissione Affari costituzionali, spiega che «ora serve un dibattito in Parlamento». Lo schema grillino prevede che vadano rispettati i passaggi della riforma del federalismo fiscale avviata nel 2001 dal leghista Calderoli: stabilire per legge i livelli essenziali delle prestazioni, da garantire su tutto il territorio nazionale, per fissare poi i fabbisogni standard e varare il fondo perequativo. Concorda Silvio Berlusconi: «Più autonomia alle regioni ma bisogna dare anche al Sud».

Sorgente: Falsa partenza per l’autonomia Controdossier dei ministri M5S

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20