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Diciotti, il verdetto del M5S su Rousseau: «Non processate Salvini»

Il verdetto al termine di una giornata in cui la piattaforma informatica ha incontrato ripetute difficoltà. Le operazioni di voto prolungate fino alle 21.30

di Dino Martirano

Partenza lenta andamento a singhiozzo ma alla fine di una giornata carica di polemiche, la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio e 52 mila attivisti hanno partorito il verdetto. È salvo, dunque, il vicepremier Matteo Salvini (Lega) che i magistrati avrebbero voluto portare alla sbarra in Corte d’assise (sequestro di persona) per il caso della nave Diciotti bloccata nel porto di Catania con 177 immigrati a bordo. In un gioco di specchi, i Sì alla ragion di Stato, cioè i no al processo, hanno prevalso con il 59% sui No (cioè sul 41% di attivisti grillini che hanno chiesto, nel solco della tradizione del Movimento, di negare l’immunità). In termini assoluti, vale la pena ricordare che hanno votato in tutto 52.417 attivisti Cinque Stelle, pochissimi rispetto ai 10 milioni 522 mila 272 voti ottenuti dal M5S lo scorso 4 marzo. E così l’alleato Salvini ringrazia «tutti gli iscritti del M5S per la fiducia accordata». E Luigi Di Maio: «Far votare i cittadini è nel nostro Dna. Grazie a tutti i 52.417 attivisti».

Diciotti, cosa dicono le carte inviate da Catania: «Salvini oltre i suoi poteri»
Le carte di Catania al Senato

Il funzionamento della piattaforma Rousseau ha avuto un andamento a singhiozzo al punto che le operazioni di voto sono state prolungate fino alle 21.30. Molte le polemiche tra gli attivisti che non sono riusciti a votare, a partire dalla senatrice (spesso in dissenso con il Movimento) Elena Fattori: «L’associazione Rousseau usufruisce di 90.000 euro di soldi “pubblici”, versati dai parlamentari dai loro stipendi, dal mese di Marzo 2018. Quindi ha ottenuto circa un milione di euro per implementare la piattaforma. Ad oggi non è dato di avere né una fattura o una ricevuta del versamento né un rendiconto puntuale di come sono stati impiegati questi soldi. Almeno dovrebbe funzionare come un orologio svizzero. Non riesco neanche a connettermi».

Sull’attendibilità delle votazioni garantita dalla piattaforma Rousseau gestita dalla Casaleggio Associati, ha picchiato duro anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, tra i primi a essere espulso dal Movimento: «Non mi fido minimamente delle votazioni della Casaleggio Associati». Sul fronte leghista, invece, per tutta la giornata è prevalsa una buona dose di fiducia nei confronti nello strumento di democrazia diretta scelto da Luigi Di Maio per dire l’ultima parola sul processo a Matteo Salvini: «Sull’esito del voto sulla piattaforma Rousseau penso che prevarranno i no all’autorizzazione, perché il buon senso dice quello e poi si tratta un’autorizzazione a procedere verso il governo non solo verso un ministro», era stata la previsione del vice ministro all’Economia Massimo Garavaglia. Oggi alle 13.30, dunque, è convocata la giunta per le Immunità del Senato per votare il dispositivo predisposto del presidente Maurizio Gasparri (Forza Italia) che, come annunciato, propone all’Aula di non concedere l’autorizzazione per avviare un processo per sequestro di persona contro il vicepremier Salvini. I commissari grillini in giunta sono sette, sono loro l’ago della bilancia. Tra un mese il voto in Aula.

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