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di Ugo Tremolada

Il timore è che il 5G sarà la mossa da scacco matto della Cina nella corsa all’intelligenza artificiale e all’internet delle cose. Trent’anni fa due politologi Olson e Hirshman avevano spiegato teoricamente che il materialismo dialettico non avrebbe retto e che le tecnologie avrebbero rimpiazzato le ideologie. Il 5G potrebbe rappresentare il ritorno al Novecento delle nazioni?

Procedendo per semplicificazioni possiamo dire che ci sono due internet. O meglio due idee di rete globale. La prima è quella cinese: si fa tutto con lo smartphone e tutto con poche, pochissime app, tipo WeChat. Molto efficiente e molto centralizzato ma poi devi fare i conti con il Great Firewall, la muraglia digitale eretta nel 2003 dal governo cinese per “filtrare” i contenuti pubblicati sul web. La visione che c’è dietro è quella che conosciamo e che in Occidente viene sintetizzata senza mezzi termini come la società della sorveglianza globale.

E poi c’è il Web come è stato immaginato dai padri fondatori: inefficiente, incasinato e poco mobile. Dove in teoria, nel mondo delle idee, qualsiasi sviluppatore può inventarsi una killer application. Ma nella realtà delle cose i margini reali per innovare sono sempre più sottili e lo spazio digitale appare sempre più colonizzato da grandi piattaforme digitali made in California (Google, Facebook, Amazon ecc) che si prendono tutto lasciando le bricile ai più piccoli. I due mondi, molto lontani sul piano delle idee, convivono tutto sommato serenemante. Nel senso, che gli utenti più smaliziati con Vpn, crittografia e acquistando Sim all’estero possono ancora provare ad aggirare limitazioni e controlli.

Oggi però queste due “Terre di mezzo” rischiano di scontrarsi. Il campo di battalia è il 5G. Parliamo delle reti mobili di nuova generazione, nate con l’ambizione di rappresentare una nuovo “web”, più veloce, più efficiente e certamente più amico del business. E qui intendiamo quello che un tempo veniva definito l’”internet seduto” cioè il web che arriva con il cavo nato e pensato a cavallo tra gli Stati Uniti e l’Europa con ideali e orizzonti che oggi non ci sono più. Anzi, possiamo dire che per la prima volta la rete mobile si candida a superare quella fissa. Le potenzialità del 5G – pronto al suo esordio in Italia a partire dal 2020 – consentiranno di connettersi a Internet a velocità superiori rispetto alle migliori tecnologie fisse. Il che pone dei problemi di non poco conto.

La Cina e il 5G. Come sappiamo la Cina sul 5G punta a giocare il ruolo di principale fornitore di tecnologia. Parliamo appunto degli apparati di telecomunicazione.Huawei dopo aver investito 20 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo è diventato leader mondiale. È accusata dall’amministrazione Trump di essere una sorta di «cavallo di Troia» per l’intelligence di Pechino. I timori di spionaggio investono non solo Hawei ma anche la società cinese di apparecchiature per telecomunicazioni Zte.

Trump e Huawei. Una delle cause è legata alla nuova normativa approvata in Cina nel 2017, che impone alle organizzazioni e ai cittadini cinesi di «sostenere, cooperare e collaborare nel lavoro di intelligence nazionale». Ciò ha scatenato timori che il governo cinese potrebbe chiedere a Huawei di incorporare “backdoor” nelle loro apparecchiature che consentirebbero l’accesso a Pechino, per scopi di spionaggio o sabotaggio

Perché il 5G è diventato così strategico. Va aggiunto che il 5G non è una normale rete mobile a banda larga come è stato il 4G. Per come è stata progettata questo network ad altissima velocità potrebbero diventare l’infrastruttura primaria del cosiddetto Iot o internet delle cose. Significa che passeranno sul 5G droni, sensori, auto a guida autonoma, traffico, gestione dei rifiuti, riscaldamento e sicurezza. Servizi e prodotti. Tutto ciò che potrà essere connesso.

La guerra di civiltà. Per i manager più sensibili della Silicon Valley il timore è che il 5G sarà la mossa da scacco matto della Cina nella corsa all’intelligenza artificiale che vede i Paesi occidentali (e in particolari quelli europei) in svantaggio anche per una più stringente normativa a protezione dei dati e della privacy. Per i più cinici la partita è solo commerciale e se la giocheranno comunque sempre e solo le grandi piattaforme cino-californiane. La scelta per gli “utenti internet” si ridurrà insomma tra acquistare i beni su Amazon (Usa) o su Alibaba (Cina). Per chi invece guardi ai fatti tecnologici dall’alto, l’attenzione è distinguere tra le categorie novecentesche delle guerre di civiltà e gli interessi reali delle nazioni. Un mondo che appare diviso in due schieramenti. Da una parte Stati Uniti ed Europa con differenze che conosciamo ma una visione liberale dello sviluppo dell’economia della Rete. Dall’altra Cina e Russa che inseguono un governo politico delle tecnologie. La nuova internet, quella del 5G, è meno romantica ma più strategica. Ha più a che vedere con l’infrastruttura di una nuova economia e meno con la libertà di parola e democrazia. Come ogni nuova economia abilitata dalla rete richiede regole comuni e controllo per evitare rendite di posizioni e asimmetria nell’informazione.

Ideologia e tecnologia. Trent’anni fa due politologi Olson e Hirshman avevano spiegato teoricamente che il materialismo dialettico non avrebbe retto e che le tecnologie avrebbero rimpiazzato le ideologie. Se così fosse, le due Terre di mezzo con l’avvento del 5G potranno continuare a convivere ma con la serenità di Urss e Usa durante la Guerra fredda.

Sorgente: Cina-Usa, come funziona la guerra per il controllo del “nuovo” web

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