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I contrasti tra il presidente dell’Inps, Tito Boeri, e il governo iniziano da subito e si concentrano sul pacchetto di misure relativo a lavoro e pensioni: dal decreto dignità al reddito di cittadinanza, passando per quota 100. Ecco gli episodi più significativi.

Schermaglie su pensioni e migranti

L’esecutivo gialloverde si è insediato da meno di un mese e il numero uno dell’istituto dal Festival del Lavoro, a Milano, il 29 giugno lancia l’allarme sulla riduzione dell’immigrazione. “Potrebbe essere un problema serissimo. Il nostro sistema previdenziale non è in grado di adattarsi al calo dei contribuenti”, dice Boeri. Immediata la replica del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che su Twitter scrive: “Secondo Boeri, presidente dell’Inps, la ‘riduzione dei flussi migratori’ è preoccupante perché sono gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani… E la legge Fornero non si tocca. Ma basta!!!”. Il tono, per molti, è quello di un licenziamento annunciato.

I dubbi sul decreto dignità

La polemica va avanti e una manciata di giorni dopo – è il 4 luglio – nella sua relazione il numero uno dell’istituto di previdenza non cela le sue perplessità sul decreto dignità: troppa burocrazia rappresenta un problema per le piccole imprese e le amministrazioni pubbliche, meglio aumentare il peso dei contributi a ogni rinnovo. Spiega Boeri: “Se cinque proroghe del contratto sono troppe “non si vede perché reintrodurre le causali su quelli a tempo determinato.

L’esperienza passata dimostra che comportano un forte appesantimento burocratico, scoraggiando la creazione di lavoro soprattutto nelle piccole imprese. Meglio aumentare i contributi sociali di questi contratti ad ogni proroga. L’esperienza ci dice anche – aggiunge – che è molto difficile per le amministrazioni pubbliche valutare le giustificazioni addotte dalle imprese per ricorrere ai contratti a tempo determinato”.

Insomma, conclude Boeri, meglio semplificare la normativa e rafforzare la vigilanza ispettiva. Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, non sembra prenderla sul personale e getta acqua sul fuoco: “Boeri sarà alla presidenza dell’Inps fino al 2019, quando scadrà il suo mandato“, risponde a chi gli chiede un commento sulle parole del collega Salvini. E aggiunge: “Non so se andremo d’accordo su tutto, ma finché il legislativo farà il legislativo, l’esecutivo farà l’esecutivo e l’Inps farà l’Inps andremo d’accordo”.

È Salvini che invece torna ad attaccare, sempre su Twitter: “Servono più immigrati per pagare pensioni… cancellare L.Fornero costa troppo… servono più immigrati per fare lavori che gli italiani non vogliono più fare… Presidente Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare di tantissimi italiani. Vive su Marte?”.

Caccia alla ‘manina’

Sempre a luglio si consuma lo scontro più duro. Dalle tabelle della relazione tecnica al Decreto dignità emerge una perdita di posti di lavoro a termine pari a 8.000 all’anno per dieci anni, fino al 2028. Tra i motivi della perdita ammessa nella stessa relazione al decreto c’è l’aver reso i contratti a termine più costosi. Il ministro Di Maio evoca il complotto su quel numero “apparso” la notte prima dell’invio della norma al Quirinale.

In una nota congiunta con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il vicepremier chiarisce di non mettere in discussione il lavoro della Ragioneria e dei tecnici del Mef. Ma è determinato a capire da dove provenga la ‘manina’ che, ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Tesoro. Di Maio e Tria non lo dicono ma il ministro dell’Economia si sofferma sulla stima Inps degli 8.000 posti di lavoro a tempo determinato e la definisce “priva di basi scientifiche”.

La reazione di Boeri è immediata: “Le dichiarazioni dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e dell’opinione pubblica – ammonisce in una nota – nel mirino l’Inps, reo di avere trasmesso una relazione ‘priva di basi scientifiche’ e, di fatto, anche la Ragioneria Generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell’Inps. Quanto al merito, siamo ai limiti del negazionismo economico”.

Dalla sua missione a Mosca è di nuovo Salvini a intervenire duramente: “Il presidente dell’Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione. In un mondo normale se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell’Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti”.

La replica arriva subito: “Consapevoli dell’incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede – chiarisce Boeri – ma sin d’ora, di fronte a questi nuovi attacchi – e a quelli ulteriori del ministro Salvini – non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire”.

Reddito di cittadinanza e Quota 100

L’estate passa e già a ottobre il presidente Inps si pronuncia sulla manovra e attacca le misure messe in campo dal governo. In particolare il reddito di cittadinanza e la riforma del sistema pensionistico. “Trasferire risorse da chi lavora a chi non lavora è un percorso sbagliato – spiega – ed è molto sbilanciato a Sud”. Il mese dopo, è il 5 novembre, parlando della manovra Boeri da un convegno a Bologna parla di “più di una traccia di maschilismo”.

Quindi Boeri stigmatizza il mancato rifinanziamento del congedo di paternità allungato a quattro giorni “che era uno strumento molto importante per promuovere un’uguaglianza di opportunità”. In più, spiega, “favorire l’accesso delle donne al sistema pensionistico” e mantenere “le differenze di età nell’accesso alle pensioni per uomini e donne” sono possibilità che possono trasformarsi in “trappola” per le donne. “Riattiviamo il programma opzione donna: andatelo a dire a chi definisce maschilista questa manovra”, gli risponde secco da Shanghai Di Maio.

Dopo qualche giorno Boeri torna a parlare della riforma pensionistica targata M5s-Lega: per quota 100 – dice – mancano “risorse aggiuntiva per il 2020 e il 2021 rispetto al primo anno”. A replicare è di nuovo il vicepremier della Lega: “È in perenne campagna elettorale: ha stufato. Si dimetta, si candidi col Pd alle Europee e la smetta di diffondere ignoranza e pregiudizio”.

L’autonomia dell’Inps​

Difendere “coi denti l’autonomia” dell’Inps. Dopo sei mesi di scontri, è questo l’impegno di Tito Boeri che non intende cedere alle pressioni della politica. “Le valutazioni dell’Inps – dice nel suo intervento conclusivo delle celebrazioni per i 120 anni dell’istituto – sono diventate fondamentali per decisioni di politica economica che riguardano milioni di italiani. Le 100 e più valutazioni compiute in questa sessione di bilancio (e non abbiamo ancora finito!) ne sono la testimonianza.

Forti saranno sempre le pressioni per modificare le valutazioni rendendo le previsioni sui costi di certe norme compatibili coi vincoli di bilancio. A queste pressioni non dobbiamo cedere come non abbiamo ceduto di un millimetro negli ultimi mesi di fronte ad attacchi anche molto diretti e pesanti. L’autonomia del coordinamento statistico attuariale e del nostro centro studi va tutelata. Non possono certo essere ambiti soggetti allo spoils system”.

Sorgente: Tutti gli scontri tra Boeri e il governo

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