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Il Lazio sta valutando. Intanto, il governatore Zingaretti ha dato alle Asl la direttiva di non interrompere l’assistenza sanitaria a nessuno indipendentemente dalle sue condizioni socio-economiche

07 gennaio 2019 La Regione Umbria ricorre alla Corte costituzionale contro il decreto sicurezza. È stato deciso nel corso della seduta di oggi della giunta regionale, dopo che la presidente Catiuscia Marini già nei giorni scorsi aveva annunciato di valutare il ricorso alla Consulta. L’azione decisa oggi, fa sapere la governatrice dell’Umbria, è nel segno di una “tradizione millenaria di civiltà del popolo umbro, improntata ai principi di convivenza pacifica e solidarietà, sempre vicina a chi ne ha bisogno. Questa è la terra di San Francesco e San Benedetto – ha aggiunto Marini – è la terra della spiritualità che si è fatta accoglienza. Ai nostri valori ispirati alla Carta Costituzionale e alle convenzioni internazionali di salvaguardia dei diritti dell’uomo non rinunciamo”. La Presidente Catiuscia Marini ha ribadito la sua volontà di mantenere “inalterati i livelli dei servizi e dei diritti riconosciuti agli stranieri entrati regolarmente nel nostro territorio ed oggi posti in uno strano limbo e penalizzati dal decreto sicurezza, con grave lesione dei diritti umani e del rispetto della dignità di ciascuna persona, una situazione che genera peraltro problemi sociali nelle singole città della regione e rende complicato l’intervento sociale da parte delle istituzioni locali”. La Regione Toscana ha approvato questo pomeriggio la delibera che porterà al ricorso alla Corte costituzionale contro la legge sulla Sicurezza. Lo rende noto il presidente della Regione, Enrico Rossi, affermando di aver ravvisato nel decreto, ormai legge, Salvini “profili di lesione delle competenze costituzionalmente garantite alle Regioni”. La delibera autorizza il presidente Rossi ad impugnare la legge davanti alla Consulta. Anche la Regione Basilicata presenterà ricorso. È quanto hanno fatto sapere ambienti della Giunta regionale, guidata dalla vice presidente Flavia Franconi. Verso il ricorso anche il Piemonte.”Stamattina ho avuto conferma dalla nostra avvocatura, che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana, che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta, visto che il decreto, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali, di nostra competenza, che la Regione ha finora erogato ai migranti interessati”, ha spiegato il presidente della Regione Sergio Chiamparino. Poi è stata la volta dell’Emilia-Romagna ufficializzare la sua posizione. “Impugniamo solo le parti che stanno generando conflitto e confusione”, ha annunciato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, al termine della seduta di Giunta. “Questa legge, come tutte le leggi, va naturalmente applicata. Una legge cattiva può essere contrastata e, nel caso, cambiata, ma non disapplicata. Per quanto attiene invece i profili di costituzionalità delle norme – ha spiegato ancora -per fortuna in questo Paese esiste un organismo di garanzia e a quello ci rivolgiamo: si chiama Corte costituzionale”. Ed è alla Consulta “che abbiamo scelto di rivolgerci impugnando non l’intero decreto – ha spiegato Bonaccini – ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni e che stanno generando conflitto e confusione”. Il Lazio stanno valutando. Intanto, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha dato alle Asl la direttiva di non interrompere l’assistenza sanitaria a nessuno “indipendentemente dalle sue condizioni socio-economiche”. Il 5 gennaio il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, aveva spiegato che “assieme alle altre Regioni che in questi giorni hanno annunciato un’analoga iniziativa, evidenziando le nostre stesse preoccupazioni, ci rivolgeremo alla Corte Costituzionale per chiedere l’annullamento della normativa al fine di stoppare una legge che viola diversi trattati internazionali sui diritti umani e i principi fondanti la nostra Costituzione”. “Avevo già espresso, in occasione del dibattito parlamentare circa l’approvazione del Decreto Sicurezza tutte le mie perplessità rispetto ad un provvedimento fortemente discriminatorio nei confronti di persone, immigrati regolari, che non potranno godere di diritti fondamentali. Gli atti di disobbedienza annunciati e praticati da diversi sindaci italiani confermano le mie preoccupazioni ed hanno il mio pieno sostegno”. –

Sorgente: Decreto sicurezza, anche Umbria, Basilicata ed Emilia-Romagna ricorrono a Consulta – Rai News

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