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La Südtiroler Volkspartei e il Carroccio sono pronti a governare la Provincia. In cambio Calderoli ha annunciato il dietrofront nella riforma del Parlamento, riportando da 2 a 3 i rappresentanti a Palazzo Madama. Mentre una norma inserita nel dl Fisco ha permesso alle Casse Raiffeisen di evitare la nascita del gruppo unico. Ed esiste anche una lista di provvedimenti che la Svp vuole ottenere per ampliare l’autonomiadi F. Q. | 7 gennaio 2019

L’ultima concessione è stata il dietrofront sul taglio dei senatori: “L’Alto Adige manterrà i suoi tre“. È la bollinatura di Roberto Calderoli all’accordo tra la Lega e la Südtiroler Volkspartei (Svp) per il governo della Provincia di Bolzano che dopo l’ok dei vertici del Carroccio deve ricevere lunedì il via libera anche dal parlamentino del partito popolare sudtirolese: una formalità. Preso il Trentino, saldamente in mano a Maurizio Fugatti, la Lega mette ora le mani anche sull’Alto Adige, completando l’egemonia nel Nord-Est. Ma per farlo ha dovuto cedere, nella forma e nella sostanza, alle richieste della Svp. Innanzitutto sul numero di senatori altoatesini previsti dalla riforma del Parlamento allo studio di Palazzo Madama: dovevano essere due, alla fine rimarranno tre. Lo ha promesso lo stesso Calderoli, scelto come supervisore dell’intesa dai vertici della Lega, una volta arrivato a Bolzano sabato per benedire il contratto di governo. Il presidente della Provincia Arno Kompatscher si gusta una vittoria che passa anche dalla deroga ad hoc inserita nel Dl Fisco per le Casse Raiffeisen altoatesine che ha evitato la nascita del gruppo unico. Ma pure attraverso una lista di provvedimenti che la Svp vorrà far passare a Roma con il sostegno del Carroccio: si va dalle competenze sul Fisco a quelle sulla sicurezza, con l’abolizione del commissariato del governo.

Alla fine, a più di due mesi dalle elezioni provinciali del 21 ottobre scorso, si è compiuto quello che appariva già come l’unico scenario possibile dato l’esito del voto: la Svp erosa da una leggera perdita di consenso ma rimasta egemonica, la Lega nettamente primo partito italiano. I sudtirolesi ci hanno messo un po’ per far digerire alla propria base, soprattutto all’ala sociale, l’addio all’antica alleanza con il Partito democratico. Pochi mesi fa, a marzo 2018, gli elettori Svp erano stati convinti a votare Maria Elena Boschi e mandarla alla Camera. Neanche un anno dopo devono accettare l’intesa con una Lega critica verso molti dei pilastri della Volkspartei, come l’Europa. Un voltafaccia giustificato da un semplice calcolo politico: con il Carroccio bisogna già dialogare a Roma e a Trento, tanto vale farlo anche a Bolzano. Dal canto suo la Lega che tante volte in passato ha accusato il Pd di essere stato troppo compiacente e accondiscendente, ha giustificato l’apparentamento con la necessità di rappresentare gli interessi degli italiani, promettendo di non svolgere un ruolo da stampella. Saranno i prossimi 5 anni a dirlo, ma le premesse non paiono promettenti.

I SENATORI – Ogni volta che la Lega, nel corso della trattativa, ha provato lo strappo, la Svp ha battuto i pugni sul tavolo, ottenendo poi quello che voleva. L’ultimo caso è stato il voto della commissione affari costituzionali del Senato del 19 dicembre che prevede la riduzione dei senatori in Alto Adige da tre a due. Kompatscher ha subito fatto saltare i successi incontri, invocando perfino l’intervento di Vienna per fermare “una grave e importante violazione dello Statuto d’autonomia”. Dopo una settimana la Lega ha annunciato un possibile ripensamento e la trattativa è ripresa. Una retromarcia ufficializzata il 5 gennaio da Calderoli: “La soluzione che abbiamo condiviso anche con il ministro Fraccaro per il nuovo Parlamento è quella di attribuire un minimo di 3 senatori per Regione o Provincia autonoma”. Il vicepresidente del Senato ha incontrato in consiglio provinciale a Bolzano Kompatscher, l’Obmann Philipp Achammer e i tre senatori Svp per illustrare come la riforma del Parlamento sarà modificata. “E’ stato fatto un bel lavoro, sono contento del risultato ottenuto”, ha detto Calderoli dopo la riunione. Il presidente della Provincia al suo fianco annuiva in senso di apprezzamento: “Siamo tutti soddisfatti per l’accordo”, ha dichiarato. E il coinvolgimento dell’Austria? “A questo punto non c’è alcuna necessità, il problema è risolto”, ha concluso Kompatscher. La decisione di interrompere le trattative ha portato i suoi frutti.

LE BANCHE – Concedendo un senatore in più a Bolzano e uno in più a Trento, Calderoli ha dato così il via libera all’accordo: Lega e Svp possono cominciare a governare. Ma prima dell’ultimo intoppo, i rallentamenti nelle trattative erano stati molti. A mettere il vento in poppa al rush finale verso l’intesa ci aveva pensato infatti un altra norma pensata ad hoc per l’Alto Adige. Questa volta inserita nel dl Fisco, approvato il 13 dicembre scorso. Le Casse Raiffeisen altoatesine si stavano preparando a seguire la strada imposta dai precedenti esecutivi, con la nascita del gruppo unico con capofila Cassa Centrale Raiffeisen prevista per il primo gennaio. Un processo passato da una serie di modifiche statutarie necessarie e da ingenti costi sostenuti dalla Cassa Centrale e valutabili in qualche milione di euro. Tutto fatto? No, perché la deroga inserita nel decreto legge ha fatto saltare l’obbligo, permettendo di scegliere anche una strada alternativa: i sistemi di tutela sul modello tedesco. A fine anno la riunione dei presidenti e dei direttori delle Casse Raiffeisen ha sfruttato questa possibilità, dando il via libera appunto ai sistemi di garanzia istituzionale (Ips) e rendendo inefficaci le delibere assembleari assunte dalle singole Casse per le modifiche statutarie allora necessarie per la costituzione del gruppo cooperativo locale. Un colpo di spugna apprezzato dalla Svp: “È importante aver introdotto nel provvedimento misure a tutela delle Raiffeisen, prevedendo la possibilità di optare per un sistema di tutela istituzionale sul modello tedesco, che garantisca liquidità e solvibilità delle banche e tuteli l’autonomia e i principi mutualistici”, ha commentato Renate Gebhard, presidente dei deputati della Volkspartei.

LA LISTA SVP – Le richieste dei sudtirolesi non si fermano qui. Anzi, la Svp ha presentato nel corso della trattativa una lista di desiderata da far passare a Roma nei prossimi 5 anni. Si parla, ovviamente, di provvedimenti volti ad ampliare l’autonomia. Come ha raccontato il Corriere dell’Alto Adige, si va dalla norme sul commercio alle mire sul personale di Agenzia delle Dogane, Inps, Inail e, soprattutto, dell’Agenzia delle entrate: la competenza sul fisco rimane infatti il grande obiettivo. Ma si punta anche ad avere maggiori poteri in tema di ambiente, sicurezza e lavoro.  La finalità della Svp è chiara: avere nella Lega un solido alleato per ampliare le competenze in seno alla Provincia. Per farlo, è disposta anche ad aspettare: “Sappiamo che adesso è il momento di dare più Autonomia alle regioni ordinarie“, ha spiegato Kompatscher, ma “abbiamo stabilito che dopo arriverà anche il nostro turno“. Una prospettiva confermata da Calderoli: “Ci siamo messi d’accordo per ampliare l’autonomia in varie forme”.

Ora che ha ricevuto l’approvazione definitiva, il testo del contratto di governo sarà depositato in consiglio provinciale. Il prossimo passo sarà la formazione della giunta che affiancherà Kompatscher, ma in questo caso si tratta soprattutto di una partita interna ai due partiti.

Sorgente: Bolzano, nessun taglio ai senatori e la deroga ad hoc sulle banche. Così nasce l’accordo tra Lega e Svp in Alto Adige – Il Fatto Quotidiano

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