Berlusconi cerca sponde nel Pd per rilanciare le larghe intese | Rep
ROMA. Larghe intese, governissimo, grossa coalizione, qualunque cosa purché si tenga fuori il M5S. E purché non si torni subito al voto. Silvio Berlusconi ci lavora, quasi disperatamente, lo annuncia, scrive ai nuovi eletti, non si rassegna alla perdita della leadership e prova comunque a giocare da regista del centrodestra. Salvini lo lascia fare, ci scherza su (“È una risorsa, andiamo d’amore e d’accordo”) ma ormai va per la sua strada. E le due strade non coincidono più.
Poche ore dopo l’appello del capo dello Stato al senso di responsabilità delle forze politiche, il Cavaliere rende pubblica una lettera inviata agli eletti col pretesto della convocazione a Roma per mercoledì prossimo. La ratio di quella mossa la spiega in privato ai suoi: “Se c’è una cosa che non possiamo permetterci è il voto anticipato e per fortuna come noi anche il Pd, dunque cerchiamo di darci da fare”. Così Gianni Letta è tornato in pista, raccontano in Fi, provando ad attivare un canale diplomatico non più con la leadership renziana disarcionata, ma con figure quali Franceschini e Zanda. Per far cosa? Per chiedere sostegno a un governo di centrodestra ma non a guida Salvini (nonostante il risultato elettorale). Tajani, Maroni o il governatore leghista Zaia le opzioni prospettate.
Fantapolitica per ora. Intanto perché il Pd balcanizzato al suo interno in questo momento tutto farebbe meno che sostenere un esecutivo di centrodestra. Secondo, perché la manovra passerebbe attraverso l’invito a Salvini a fare un passo di lato. Ma il capo leghista ha già chiuso a qualsiasi “accordo organico col Pd o coi 5Stelle”. Nella lettera Berlusconi garantisce il suo impegno a “fare di tutto” e “con la collaborazione di tutti” perché nasca un governo, “scongiurando uno stallo che inevitabilmente riporterebbe al voto”. Non è un caso, fanno notare i suoi, se pur confermando “l’impegno a sostenere il candidato premier indicato dal maggiore partito della coalizione”, non si fa mai il nome di Salvini. Nel timing berlusconiano, il piano C scatterebbe dopo un giro a vuoto di Luigi Di Maio e un secondo mandato esplorativo proprio al leader leghista per cercare di dar vita a un esecutivo di centrodestra. Solo a quel punto, verificata l’assenza dei numeri, si passerebbe alle larghe intese. “Un governo in grado di raccogliere un consenso adeguato in Parlamento”, scrive l’ex premier. E l’elezione di un moderato come Paolo Romani o di Roberto Calderoli alla Presidenza del Senato sarebbe funzionale all’obiettivo.
Dalla Lega già mettono in guardia. Se Berlusconi tira troppo la corda, allora anche un’ipotesi governo Di Maio-Salvini tornerebbe d’attualità (“Non escludo nulla”, risponde a specifica domanda Giorgetti a Radioanch’io). Oppure un governo di scopo per cambiare la legge elettorale, anche lì col M5S, per renderla maggioritaria e schiacciare ancor più Fi sotto l’egemonia Salvini. Un vicolo cieco, insomma, per Berlusconi, già alle prese con chi tra i suoi (Toti e non solo) guarda all’opzione partito unico. Il capo della Lega intanto dà ragione al presidente Mattarella sul fatto che “gli interessi degli italiani vengono prima di qualsiasi calcolo politico” e oggi riunisce i 127 deputati e 58 senatori per lanciare la sua sfida.
Sorgente: Berlusconi cerca sponde nel Pd per rilanciare le larghe intese | Rep
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