Quella finita ieri sarà la legislatura con il Parlamento più giovane ma ha anche mantenuto i vizi più vecchi. Il record di cambi di gruppo, per esempio, 10 al mese. La proliferazione dei gruppuscoli e la polverizzazione dei poli e dei partiti più grandi che hanno dato vita a effetti grotteschi come la resurrezione di metà pentapartito (Psi, Pli, Pri) e alla nascita di gruppuscoli che nemmeno in un condominio (Euro-Exit). Dopo i partiti personali, poi, i gruppi parlamentari personali: gli alfaniani, i verdiniani, i fittiani, i tosiani. Partiti nati e morti dentro il Parlamento oltre che quasi trascurati fuori, come Alternativa Popolare.
E poi i parlamentari dati per dispersi, per i quali ancora un po’ e si levavano in volo gli elicotteri della Protezione civile. L’editore Antonio Angelucci, come da tradizione, ma anche l’avvocato del capo Niccolò Ghedini. Non c’era quasi mai neppure un insospettabile, Denis Verdini, protagonista della legislatura con le sue truppe che facevano da rotelle laterali alla bicicletta dondolante della maggioranza. Stare in Parlamento per lui non è indispensabile.